THE TALK: Il nuovo claim? Adattarsi
La pensa così Franco Valerio, Responsabile Marketing e Comunicazione Caoro, azienda vicentina che fa del connubio fra tecnologia e manualità la sua forza
Mercoledì, 24 Giugno 2020, by Lorenza Scalisi
Parliamo di digitalizzazione. Cosa è cambiato in Caoro con e post il lock down?
Sono entrato in azienda cinque anni fa, proprio per questo, per migliorare i processi di digitalizzazione e informatizzazione. La differenza sostanziale che riscontro fra il periodo pre e post Covid è che se prima comunicavamo solo con i nostri clienti, ossia i grossisti, ora ci stiamo rivolgendo anche al pubblico finale, creando una comunicazione ad hoc, su web e social. All’inizio del 2020 avevamo già iniziato a sviluppare una piattaforma BtoB, per ottimizzare il sistema di ordini e riordini online, e anche per le campionature e i prodotti nuovi, e ora tutto è accelerato, più snello e fruibile.
Ma allo stesso tempo, credo che l’approccio fisico che ha sempre avuto Caoro rimarrà fondamentale. Non abbiamo tantissimi clienti ma di qualità, con i quali amiamo coltivare un rapporto diretto. Andrea e Carlo Caoduro, i fondatori, amano farlo personalmente. E in particolare Carlo, direttore commerciale, è una persona molto empatica, che sa trasportare il cliente nel mondo Caoro. Noi produciamo merce molto particolare, con lavorazioni particolari, ed è quindi necessario che sia vista e toccata con mano.
L’identikit del vostro cliente tipo?
Come dicevo, la nostra è un’azienda che punta a un numero di clienti relativamente alto, nel senso che abbiamo un grosso limite, che è però anche il nostro plus principale: la famiglia Caoro ha una trentina di collaboratori interni, fra artigiani, tecnici e addetti al marketing. La forza del brand sta in un numero: il 95% delle nostre produzioni è realizzato internamente, nei nostri laboratori, dalla lavorazione della catena alla pallina in oro, e si tratta sempre di design nato e sviluppato in casa. Il che significa che, stando così le cose, non possiamo allargare la nostra produzione oltre un certo limite. Ciò non vuol dire che non siamo aperti a nuove situazioni, anzi: il brand è distribuito in tutto il mondo, attraverso canali di grossisti che conoscono la qualità di ciò che proponiamo ormai da lungo tempo. Quello che non si ferma mai, e mai si è fermato neanche durante il lock down, è stata la creatività!
Qual è il polso della situazione nei vari mercati del mondo?
Caoro esporta il 98% della produzione totale, e la sensazione è che nessuno voglia prendersi dei rischi. A ovest, nord e sud America, la situazione è ancora completamente ferma. In Medio Oriente, vince l’incertezza, tanto che un nostro cliente importante ci ha detto di portare a termine gli ordini già fatti ma di aspettare sul resto. Così come nei Paesi dell’Africa e dell’Asia, che pure sembrava essere già sulla rampa di lancio. A latere, c’è stata invece qualche piccola sorpresa: richieste di pezzi unici ce ne sono state anche nelle ultime settimane, perché quello che ci distingue è la capacità di saper unire tecnologia e manualità. Caoro vanta anche tre brevetti d’invenzione, e non tutte le aziende possono farlo.
Qualche pezzo che vi rappresenta particolarmente?
Spring Colour, l’anello grazie al quale lo scorso anno al contest Premiere di Arezzo abbiamo conquistato il premio Innovazione & Tendenza. Fa parte della collezione Bouquet, dedicata all’energia della primavera, alla spregiudicatezza femminile e alla forza indiscussa delle donne. Un pezzo che rappresenta bene il nostro stile, così come la collezione Eriu, che invece è un omaggio alla Terra e alla vita. Realizzata in oro 18kt, ha inserti in filo e palline diamantate, elementi che sono un po’ la cifra di Caoro.
Prossimi step?
È un momento delicato per tutti, non solo per il comparto orafo. Adattarsi è diventato il nostro nuovo slogan, prendere coscienza della realtà di quella che è. I ritmi di prima ti portavano a trascurare certi aspetti, ora invece, per esempio, ci siamo rinnovati sui processi di produzione interni, nei passaggi fra acquisizione e sviluppo ordine. Non solo. L’esperienza appena vissuta ha fatto maturare in azienda il pensiero che siamo pronti per sviluppare un portale per la vendita diretta. Ci stiamo lavorando.
Sono entrato in azienda cinque anni fa, proprio per questo, per migliorare i processi di digitalizzazione e informatizzazione. La differenza sostanziale che riscontro fra il periodo pre e post Covid è che se prima comunicavamo solo con i nostri clienti, ossia i grossisti, ora ci stiamo rivolgendo anche al pubblico finale, creando una comunicazione ad hoc, su web e social. All’inizio del 2020 avevamo già iniziato a sviluppare una piattaforma BtoB, per ottimizzare il sistema di ordini e riordini online, e anche per le campionature e i prodotti nuovi, e ora tutto è accelerato, più snello e fruibile.
Ma allo stesso tempo, credo che l’approccio fisico che ha sempre avuto Caoro rimarrà fondamentale. Non abbiamo tantissimi clienti ma di qualità, con i quali amiamo coltivare un rapporto diretto. Andrea e Carlo Caoduro, i fondatori, amano farlo personalmente. E in particolare Carlo, direttore commerciale, è una persona molto empatica, che sa trasportare il cliente nel mondo Caoro. Noi produciamo merce molto particolare, con lavorazioni particolari, ed è quindi necessario che sia vista e toccata con mano.
L’identikit del vostro cliente tipo?
Come dicevo, la nostra è un’azienda che punta a un numero di clienti relativamente alto, nel senso che abbiamo un grosso limite, che è però anche il nostro plus principale: la famiglia Caoro ha una trentina di collaboratori interni, fra artigiani, tecnici e addetti al marketing. La forza del brand sta in un numero: il 95% delle nostre produzioni è realizzato internamente, nei nostri laboratori, dalla lavorazione della catena alla pallina in oro, e si tratta sempre di design nato e sviluppato in casa. Il che significa che, stando così le cose, non possiamo allargare la nostra produzione oltre un certo limite. Ciò non vuol dire che non siamo aperti a nuove situazioni, anzi: il brand è distribuito in tutto il mondo, attraverso canali di grossisti che conoscono la qualità di ciò che proponiamo ormai da lungo tempo. Quello che non si ferma mai, e mai si è fermato neanche durante il lock down, è stata la creatività!
Qual è il polso della situazione nei vari mercati del mondo?
Caoro esporta il 98% della produzione totale, e la sensazione è che nessuno voglia prendersi dei rischi. A ovest, nord e sud America, la situazione è ancora completamente ferma. In Medio Oriente, vince l’incertezza, tanto che un nostro cliente importante ci ha detto di portare a termine gli ordini già fatti ma di aspettare sul resto. Così come nei Paesi dell’Africa e dell’Asia, che pure sembrava essere già sulla rampa di lancio. A latere, c’è stata invece qualche piccola sorpresa: richieste di pezzi unici ce ne sono state anche nelle ultime settimane, perché quello che ci distingue è la capacità di saper unire tecnologia e manualità. Caoro vanta anche tre brevetti d’invenzione, e non tutte le aziende possono farlo.
Qualche pezzo che vi rappresenta particolarmente?
Spring Colour, l’anello grazie al quale lo scorso anno al contest Premiere di Arezzo abbiamo conquistato il premio Innovazione & Tendenza. Fa parte della collezione Bouquet, dedicata all’energia della primavera, alla spregiudicatezza femminile e alla forza indiscussa delle donne. Un pezzo che rappresenta bene il nostro stile, così come la collezione Eriu, che invece è un omaggio alla Terra e alla vita. Realizzata in oro 18kt, ha inserti in filo e palline diamantate, elementi che sono un po’ la cifra di Caoro.
Prossimi step?
È un momento delicato per tutti, non solo per il comparto orafo. Adattarsi è diventato il nostro nuovo slogan, prendere coscienza della realtà di quella che è. I ritmi di prima ti portavano a trascurare certi aspetti, ora invece, per esempio, ci siamo rinnovati sui processi di produzione interni, nei passaggi fra acquisizione e sviluppo ordine. Non solo. L’esperienza appena vissuta ha fatto maturare in azienda il pensiero che siamo pronti per sviluppare un portale per la vendita diretta. Ci stiamo lavorando.