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A Oroarezzo si Parla di Sostenibilità

Chiude domani, martedì 10 maggio, la manifestazione del distretto aretino che in questi giorni ha fatto il punto sul tema cardine per l'industria


La sostenibilità come percorso comune per l’industry orafa, la ricerca di una certificazione unica come obiettivo d’insieme. In questi giorni di Oroarezzo, inaugurata sabato 7 maggio e che chiuderà i battenti domani 10 maggio, il quadro emerso nel corso del workshop a cura di Federorafi e organizzato in collaborazione con la Consulta Provinciale dei Produttori Orafi e Argentieri di Arezzo, presso Arezzo Fiere e Congressi, fa il punto su un tema di grandissima attualità. All’evento “La sostenibilità come lasciapassare per il futuro”, moderato da Stefano de Pascale, direttore generale Federorafi, hanno preso parte Silvia Bezzone, Bulgari, Egidio Chini, F.lli Chini, Raul Sapora, auditor, esperto in CSR e gemmologo, Cristina Squarcialupi, Unoaerre Industries, vicepresidente Federorafi con delega alla sostenibilità e Damiano Zito, Progold, con la partecipazione di Luca Parrini, coordinatore consulta orafa aretina. A introdurre il convegno, Marco Carniello, Global Exhibition Director Jewellery & Fashion IEG, mentre Simone Chierici, Assessore alle Attività Produttive del Comune di Arezzo, ha portato il saluto del sindaco Alessandro Ghinelli, con un messaggio che sottolinea il “grande interesse e l’attualità del tema, particolarmente caro alla nostra amministrazione. Parlare oggi di scenari futuri è anche un segno chiaro della lungimiranza di questo settore”. 

«La manifattura orafa italiana si trova in una posizione di vantaggio per produrre gioielli sostenibili e per alimentare una consolidata economia circolare dei metalli preziosi”, ha dichiarato Cristina Squarcialupi. «A questi aspetti si aggiunge il talento degli italiani come artigiani e designer creativi di alta qualità, le cui eccellenze artistiche e artigianali sono riconosciute in tutto il mondo. Tutti questi fattori, insieme alle certificazioni a garanzia del mercato di riferimento, giocano insieme per creare gioielli allo stesso tempo belli e sostenibili». Per Egidio Chini, «La responsabilità sociale e la sostenibilità sono temi fondamentali per gli acquirenti finali quindi sempre più stanno diventando banco di prova per le nostre produzioni. Rispondiamo a questi temi perché lo vuole la clientela ma soprattutto per dovere etico. Le filiere, nell'ambito della sostenibilità, avranno una forte identità, certificata, quantificabile e dimostrata». Damiano Zito vede la sostenibilità come «Un tema di estrema importanza ed attualità e per le aziende un’occasione, ma soprattutto un dovere, per fare la propria parte nel viaggio verso un mondo migliore, seguendo i principi etici che dovrebbero guidare le azioni di tutti».

Silvia Bezzone ha invece illustrato il ruolo e le modalità di collaborazione di un brand internazionale nei rapporti con la supply chain: «Da Bulgari ci spendiamo per fare training specifici alle aziende nostre partner e continueremo a investire sui temi legati all’eticità anche in futuro». Alla domanda su che cosa possano davvero fare i produttori di gioielli per evitare di contribuire alle violazioni dei diritti umani nella loro supply chain ha risposto con forza Raul Sapora, dichiarando che «Dovrebbero assicurarsi di avere catene di approvvigionamento tracciabili e trasparenti in cui i diritti umani siano regolarmente monitorati e rispettati. La certificazione costituisce il ponte tra lo standard (per esempio RJC) e l’impatto che un’azienda ha sul tessuto sociale: aiuta a trasformare le pratiche di gestione in azioni misurabili».

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