Feludei e Felù: da Milano a Positano

Prima manager di big brand e poi gioielliere in una delle hot destination del turismo di lusso. Federico Dinelli e il suo punto di vista sul mercato Usa d’importazione


Con trent’anni di esperienza nel settore della gioielleria e un passato da manager in aziende basate a Milano come Versace per le linee orologi e gioielli e poi Tiffany & Co., a Federico Dinelli mancava davvero solo di passare dall’altra parte del bancone di una gioielleria per sperimentare tutto nel settore del lusso. Ma a fare il salto con lui c’era anche la moglie, Margherita Cattabeni, prima direttrice della boutique in Monte Napoleone e poi dello showroom a Milano del marchio La Perla. Sempre lusso, e sempre Made in Italy. Poi, tre figlie e una vita super impegnata cui d’un tratto decidono di cambiare ritmo. E per farlo, scelgono la destinazione turistica forse in quel momento – anno 2008 – più lontana dalla gioielleria, Positano. “In tutta Positano non c’era una sola gioielleria che proponesse cose diverse da quelle della tradizione locale o di Torre del Greco, per capirci il classico cornetto portafortuna immancabile a Napoli e dintorni. E quindi l’idea è stata da subito quella di creare una realtà che ancora non c’era, interamente dedicata al “fatto in Italia” perciò perfetto per il pubblico che dai gloriosi anni Sessanta frequenta Positano e la Costiera Amalfitana, ossia gli americani”, racconta Dinelli. “Così, abbiamo iniziato a fare una serie di esperimenti, provando davvero ogni tipo di strada: dal classico al fashion, al brand di nicchia, fino a che non abbiamo trovato cosa poteva andare meglio. Il primo punto chiaro è stato quello di puntare solo ed esclusivamente sul Made in Italy, quindi su brand già noti al pubblico americano o comunque in linea con i loro gusti. Dai già cult Marco Bicego e Roberto Coin, passando per Pasquale Bruni, Crivelli, Mattioli, Pomellato, Pippo Perez, K di Kuore più qualche unbranded ma sempre italiano al 100%. A oggi, a parte qualche pezzo di oreficeria “locale”, come il tradizionale ciondolo a forma di corno, sui 150 €, il nostro entry price si aggira sui 1.000 €, fino a salire a svariate decine di migliaia di euro. Fra i pezzi più gettonati ci sono sicuramente le collane di Bicego, molto amate dalle clienti statunitensi, e trend del momento come le collanine con la medaglia con la Madonna: se la stagione scorsa ne avessi avute in casa altre 200, avrei fatto il sold out di sicuro. Il Covid ha però dimostrato che se in anni duri per il nostro settore – mi riferisco al periodo post crisi del 2008 -  Positano era di certo una location privilegiata che non pativa il drastico calo delle vendite come è successo in altre destinazioni turistiche high end, nel 2020, venendo a mancare il 90% dei turisti, cioè oltreoceano, qui il crollo si è fatto sentire, eccome! Geograficamente Positano è in Italia, ma di fatto non lavora con gli italiani, e neanche tanto con gli europei e gli altri mercati. Quindi, per noi anche l’estate 2021 non è stata all’insegna della ripresa come altrove, perché qui si sono registrate soprattutto presenze di turisti nazionali, del nord e dell’est Europa. Svedesi, danesi, polacchi, romeni…prima non se ne erano mai visti. Per questo, la nostra capacità di adattamento ha dovuto dare il massimo. Più che in altri frangenti. Essendo monodipendenti da una destinazione sola è quindi un’arma a doppio taglio, e dedicarsi prima a una clientela che proveniva da New York piuttosto che dallo Utah, dalla Florida o dalla California e ora a un pubblico dai gusti assai diversi, non è stato facile. Di certo ha sofferto di meno Felù, il nostro secondo negozio, sempre qui a Positano, incentrato sulla gioielleria d’argento. Lì abbiamo una proposta di almeno una quarantina di brand, da Misis a Roberto Giannotti a Rubinia a Maman et Sophie, più un “assaggio” di orologeria italiana con Locman e Capri Watch, fenomeno assolutamente locale ma che diverte i turisti con i suoi Swarovski ultracolorati. Quanto ai best sellers, se si tratta di oro, di certo sono i bracciali e le collane, meno gli orecchini, banalmente perché sono due pezzi e costano di più o comunque vanno provati, mentre l’anello ha sempre il suo mercato ma magari è più un cadeau da ricorrenza che da “ricordo” delle vacanze. Per l’argenteria queste regole non valgono. Il prezzo più basic rende tutto più facile”.

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