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Vicenzaoro Highlights, Settembre 2025: Club degli Orafi e Intesa Sanpaolo Tracciano le Linee per il Futuro dell'Export

Si è svolto ieri il secondo appuntamento organizzati dal Club degli Orafi Italia in collaborazione con Intesa Sanpaolo, dedicato ai processi di internazionalizzazione delle imprese e alle nuove geografie che si stanno delineando


Sara Giusti, Economista presso il Research Department di Intesa Sanpaolo, Maria Cristina Squarcialupi, Presidente Club degli Orafi Italia e Unoaerre Industries – Vicepresidente Federorafi con delega alla sostenibilità, Matteo Masini, Dirigente Beni di Consumo ICE Agenzia, hanno approfondito ieri dati, tendenze e strumenti per internazionalizzare il comparto.
In sintesi, l’Italia si conferma come primo Paese esportatore di gioielli in oro nel contesto europeo con una quota superiore al 50% sul totale delle esportazioni dei Paesi UE27. Questo consolidamento è stato possibile grazie alla buona dinamica delle esportazioni che hanno mostrato una variazione media annua tra 2019-2024 del 19%, nettamente superiore ai principali competitor come Svizzera (3%), Turchia (13%) e Francia (1%).
Buoni risultati in diversi mercati (oltre al forte incremento verso la Turchia) come Emirati Arabi (8%), Stati Uniti (12%) e Irlanda (45%), anche se si è assistito a una minore diversificazione dei mercati di sbocco. L’Italia ha assunto un ruolo rilevante anche negli scambi con gli Stati Uniti e rappresenta, con una quota del 13% sulle importazioni americane, il terzo Paese di approvvigionamento di gioielli in oro, dopo India (24%) e Francia (16%).
Le attese delle imprese sull’operatività e le strategie da attuare sui mercati internazionali, raccolte attraverso un’indagine ad hoc realizzata dal Club degli Orafi Italia e Intesa Sanpaolo, mostrano un elevato interesse ad avviare nuove attività indicato dal 30% del campione con un coinvolgimento particolare verso il canale dell’e-commerce (44%) e la partecipazione alle fiere (44%), particolarmente spiccato tra le imprese micro-piccole che si dichiarano interessate in un caso su due.
Aumenta l’attrattività dei mercati dell’Europa occidentale che sono stati indicati come area di maggior interesse per potenziare l’internazionalizzazione dal 48% del campione, seguiti dagli Stati Uniti con il 39%. Queste strategie rispondono anche ai rischi derivanti dalle politiche commerciali americane che stanno portando le imprese a cercare nuovi clienti in altri mercati (38%).
La qualità delle produzioni italiane resta una leva che il 31% del campione riconosce come elemento che può sostenerle a ridurre l’impatto dei dazi grazie alla minore sostituibilità dei propri beni.

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