Materie Prime, Tempo di Coperture

L’evoluzione pandemica e le politiche monetarie più restrittive influenzano al ribasso le quotazioni dei prezzi dei metalli preziosi. Lo dicono i dati del report di Daniela Corsini, Senior Economist, Rates, FX & Commodities Research di Intesa Sanpaolo


  • Daniela Corsini

    Daniela Corsini

Il 2022 si apre nel segno della cautela. La situazione macroeconomica, unita all’evoluzione della situazione epidemiologica e al probabile aumento dei tassi di interesse Usa, portano gli investitori, istituzionali e non, a valutare diversi scenari. Non fa eccezione il comparto delle commodities. Secondo l’ultima nota trimestrale diramata da Intesa Sanpaolo, l’impatto negativo della variante Omicron e la minaccia di politiche monetarie più restrittive rappresentano i principali ostacoli per i mercati delle materie prime e potrebbero innescare più ampie correzioni dei prezzi nel breve termine. Ciononostante, un temporaneo indebolimento dei corsi delle materie prime beneficerebbe l’economia mondiale, contribuendo ad accelerare i tassi di crescita, e semplificherebbe il compito delle principali banche centrali, che potrebbero continuare a sostenere la ripresa economica invece di combattere le pressioni inflazionistiche. E se questo vale in generale, nel dettaglio il segmento dei materiali preziosi registrerà andamenti differenti con oro e argento in contrazione, contro palladio e platino in recupero. In un’ottica di investimento varrà pertanto privilegiare il palladio all’oro, per le aziende del comparto orafo, il calo di oro e argento può essere un’opportunità per attuare politiche di copertura o hedging. «Ovviamente queste iniziative devono risultate coerenti con le politiche aziendali», ha spiegato Daniela Corsini, CFA, Senior Economist, Rates, FX & Commodities Research di Intesa Sanpaolo. «Tuttavia la dinamica delle quotazioni dell’oro, in discesa seppur sempre su valori rilevanti, non va sottostimata: secondo le nostre analisi in media un’oncia quest’anno si attesterà sui 1720 dollari, mentre scenderà a 1650 dollari nel 2023. A influenzare maggiormente le previsioni è l’ipotesi del rialzo dei tassi d'interesse in Usa e in Europa, anche se le incertezze macroeconomiche confermeranno, seppur in modo più contenuto, il ruolo di bene rifugio del metallo prezioso per eccellenza, la cui domanda nei Paesi emergenti, Cina e India in primis, è sempre rilevante. Giusto per fare un esempio, nell’ultimo anno e mezzo, a causa della diffusione del Covid-19, in India sono state rimandate moltissime cerimonie nuziali. Ma nei soli 30 giorni fra metà novembre e metà dicembre 2021, ne sono state celebrate 2,5 milioni, un quarto del totale medio annuale e questo ha spinto fortemente la domanda di oro». Non solo, se l’oro diventa più appetibile, palladio e platino si candidano a best performer, dopo mesi condizionati dalla crisi del settore automotive. «Ci sono tutti i segnali perché platino e palladio riprendano vigore durante quest’anno», ha continuato Corsini. «Il primo riguarda il miglioramento della situazione di scarsità dei semiconduttori, che assorbono l’85% della domanda di palladio. Pertanto, nell’ambito di un’asset allocation strategica a medio termine, il palladio offre maggiori opportunità di qualsiasi altro metallo prezioso».

 

«La dinamica delle quotazioni dell’oro, in discesa seppur sempre su valori rilevanti, non va sottostimata: secondo le nostre analisi in media un’oncia quest’anno si attesterà sui 1720 dollari, mentre scenderà a 1650 dollari nel 2023»


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