Covid 19: Exports, Production, Online Sales
Chiusi i negozi fisici, è l'online a trainare. Ma le produzioni rallentano. Da Federorafi, Pesavento, Roberto Coin, a Bulgari e Gucci. Cosa c'è da sapere a oggi
Partiamo dai brand dei grandi gruppi del lusso. Dopo Armani, il primo a decidere di chiudere i battenti - negozi inclusi - Gucci, gruppo Kering, ha annunciato la chiusura degli impianti di produzione in Italia - Toscana e Marche - fino al 20 marzo, e dei negozi fino al 3 aprile, assicurando l'attività commerciale attraverso la piattaforma di ecommerce gucci.com. Si muove sul fronte opposto l'altro gigante del lusso, LVMH che, con la manifattura valenzana Bulgari, assicura l'operatività al 100% garantendo ovviamente la massima sicurezza per tutti coloro impegnati nella filiera produttiva. Passando a realtà imprenditoriali di dimensioni più piccole, in una nota di ieri l'azienda vicentina di gioielli Pesavento sceglie di restare a casa per fermare il coronavirus . «Un gesto che ci è stato di grande sostegno - ha commentato la titolare e direttore creativo Chiara Carli. «Questa chiusura eccezionale comporterà anche costi straordinari, ma siamo pronti ad affrontarli nella speranza che questa situazione si risolva quanto prima e che il nostro sforzo possa essere utile per vincere insieme. Siamo pronti a ripartire con il nostro entusiasmo, quanto prima e ancora più consapevoli. È una scelta difficile, presa con grande ponderazione me anche risolutezza. Stiamo attraversando il periodo più duro che l'Italia possa ricordare. Noi siamo parte di una Comunità che ci sta chiedendo responsabilità e impegno. Non abbiamo avuto casi di contagio e il nostro lavoro procede con la passione di sempre, ma in questo momento sentiamo anche il dovere di rispettare le regole del governo, sostenute dalla Regione Veneto e appoggiate dall’Associazione di categoria. Ridurre gli spostamenti e restare a casa è una necessità». Parla invece al Sole 24 Ore il fondatore del brand di gioielli in argento Nove25, Roberto Di Benedetto. «La rete di store italiana, composta da 10 negozi, in questo momento è chiusa. Diventa prioritario investire sulle vendite online e per facilitare i nostri clienti stiamo offrendo la consegna gratuita e garantendo un servizio di customizzazione lanciato lo scorso anno».
Non avendo ancora dati e numeriche per poter capire concretamente l'impatto che l'emergenza avrà sul comprato della produzione dei preziosi in Italia, riportiamo alcuni punti evidenziati da Confindustria Federorafi (fonte ufficiale federorafi.it):
•la Grande Cina è il 3/4 paese nel ranking delle nostre esportazioni.
•il comparto della gioielleria è esposto in termini di export sul mercato cinese (HK+CINA) con valori molto importanti: 600/700 milioni di euro all’anno (oltre il 10% delle nostre esportazioni). Si tratta sia di prodotto finito che di semilavorato. Le importazioni da quelle aree sono poco significative
•alle cifre di cui sopra si aggiungono quelle relative all’acquisto di gioielleria made in Italy da parte dei turisti/manager cinesi sia in Italia che all’estero. Secondo i dati “Global Blue” il 30% degli acquisti “tax free” in Italia sono di cinesi e, di questi, il 65% acquista “luxury”. Oltre ai mancati acquisti dei turisti stranieri in generale a causa delle rinunce a venire in Italia, e le rinunce di visite in Italia presso le nostre aziende di compratori esteri, con conseguente riduzione degli ordinI.
•l’escalation delle quotazioni della materia prima. Nel caso dell’oro in un anno la quotazione è aumentata di oltre il 26% passando dai 36,5 euro al grammo ai 45,1 euro al grammo di questi giorni, toccando quasi i 50 euro lo scorso 24 febbraio e con una grande volatilità anche nelle quotazioni giornaliere.