THE TALK Riorganizzazione e Connessione

Rinforzare l’identità del brand e sottolinearne la cultura e il legame con Milano: queste le mosse strategiche di Sergio Antonini, direttore creativo del brand Antonini


Avete intrapreso delle iniziative per ridurre al minimo l’impatto di questa situazione procurata dal COVID-19? State pensando a iniziative specifiche per garantire continuità al business? 
Ci siamo organizzati per lavorare da casa, garantendo a ciascuno l’accesso ai sistemi aziendali da remoto per poter mantenere il contatto con i nostri clienti e garantire servizio. Abbiamo riunioni quotidiane con i vari team aziendali a seguito delle quali facciamo proposte e preventivi, aggiorniamo il sito e i canali social, verifichiamo i carnet, direi che siamo operativi al 100%. 
Lo showroom di Milano ovviamente è chiuso, conformemente alle disposizioni dei decreti governativi.

Quali sono stati i primi feedback che ha avuto dai suoi clienti? 
Con i nostri clienti /distributori abbiamo un rapporto spesso di amicizia e li sentiamo in alcuni casi anche giornalmente, è importante soprattutto in questi casi far sentire la propria vicinanza e il proprio supporto. All’estero, l’emergenza e le norme restrittive sono arrivate più tardi, pertanto hanno cominciato a chiudere i negozi in queste ultime settimane. Se hanno delle piattaforme e-commerce, cercano di implementarle e noi cerchiamo di dare loro supporto con immagini e informazioni di prodotto.

Come avete cambiato la comunicazione durante la pandemia?
Sui nostri canali social stiamo tenendo un tono pacato ma che non calchi troppo l’accento sulla situazione che stiamo vivendo: dopotutto la presenza social di un’azienda dovrebbe rappresentare un momento di ispirazione e distrazione per chi lo guarda, non di certo un canale di informazione relativo alla pandemia. Stiamo inoltre pensando ad un progetto digitale che racconti la storia Antonini, una storia di cultura che è anche la storia di Milano, una storia italiana.

In che modo state proseguendo la vostra attività di produzione, e in che modo quella della distribuzione? 
Ci atteniamo in maniera scrupolosa alle direttive.

Ogni nuova collezione è per un'azienda una nuova sfida, commerciale e di comunicazione: quali strategie state pensando per trasformare questo particolare momento in un'opportunità? 
Questo momento è un’occasione per ripensare a ciò che facciamo. Nella vita privata molti di noi si stanno guardando dentro, le aziende, invece, possono prendersi del tempo per fermarsi e guardarsi da fuori. Nel nostro caso vorremmo cercare di dare più spazio alla nostra identità, di sottolineare la nostra cultura e il legame con Milano. Nello specifico del prodotto siamo orientati a valorizzare le collezioni che il mercato ha maggiormente apprezzato reinterpretandole con nuovi materiali e/o tecnologie.

Che cosa vi preoccupa di più per ciò che avverrà?
Per quanto riguarda la filiera del gioiello siamo preoccupati per l’impoverimento del comparto e la probabile perdita di posti di lavoro, specialmente nelle piccole realtà artigiane.

Un commento positivo sul futuro della gioielleria…
Questa bruttissima esperienza sicuramente ci farà riconsiderare le relazioni con le persone, specialmente con i nostri cari, l’intimità della vita domestica. Per qualche tempo probabilmente non sarà più possibile viaggiare e forse cercheremo una gratificazione premiandoci con qualcosa che rimane nel tempo e potrebbe appunto essere un gioiello. Credo anche che nella scala dei valori, che ci influenzerà nella scelta di un gioiello, non daremo importanza solo all’aspetto economico (o di investimento) del prodotto ma piuttosto alla qualità della manifattura, al contenuto di design differente, alla possibilità di indossarlo tutti i giorni e di viverlo in modo più intimo.

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