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THE TALK: lo Smart Working fra le Nuove Opportunità da Ottimizzare

Fra le idee di Massimo Poliero, Presidente di Legor Group, migliorare lo smart working, tenere sott'occhio le quotazioni dei metalli preziosi, attivare nuove sinergie, fino a cancellare l'anno fiscale 2020


Anche se ora sembra impossibile, la situazione in cui ci siamo ritrovati tutto d’un tratto può avere qualche lascito positivo a lungo termine. Per esempio, siamo tutti stati costretti ad approcciare e poi immergerci totalmente nello smart working. Una possibilità che, da imprenditore, non avevo mai valutato veramente, e che tutto sommato può avere degli aspetti positivi. A mio parere, non sostituirà mai del tutto la parte umana, la presenza fisica nel mondo del lavoro, ma se supportato dalla giusta tecnologia, può essere un’opportunità da sfruttare. Magari per ridurre gli spostamenti per quelle figure professionali che in realtà non ne necessitano quotidianamente. E ora abbiamo potuto testare che è fattibile, senza variare resa e risultati di un dipendente. In questi giorni mi è capitato anche di fare parecchie riunioni allargate via social, riunioni per le quali, fino a qualche settimana fa, avrei fatto io stesso qualche centinaio di chilometri per farle vis-à-vis. D’ora in avanti, penso che adotteremo la modalità virtuale per parecchi meeting. Meno viaggi, meno tempo impiegato sulle strade, e anche un risparmio di costi, oltre a un vantaggio per l’ambiente. Dal punto di vista extra aziendale, credo invece che la parte marketing si svilupperà sempre tramite sistemi convenzionali, come fiere, rappresentanti e rivenditori, perché rimane una parte molto consulenziale, che esige di mostrare il prodotto dal vivo. Ma di certo, migliorando le tecnologie a supporto, si può pensare di ottimizzare anche questo passaggio.
Quanto all’immediato futuro, la contingenza ci impone di rispondere a quesiti ardui: primo fra tutti, quello dei dipendenti, che si chiedono se ricorreremo alla cassa integrazione, e se sì, fino a quando. Il decreto ha messo come limite nove settimane, quindi fino a fine maggio, e questo darà un minimo di sostenibilità.

Ma come presidente di Legor, posso già dire che dove non arriverà lo Stato, arriveremo noi. La nostra è un’azienda capitalizzata, solida, in cui tutta la famiglia è coinvolta, ed è nostro primario interesse conservare l’integrità dei posti di lavoro dei nostri collaboratori. 

La mia principale preoccupazione è lo stato di paura generalizzato che si avverte, causato dal dubbio che questa pandemia possa durare più del previsto, che il vaccino non arrivi a breve e così via. Quello sì che può essere un freno, psicologico e tecnico.


Un dato però mi conforta: la Legor ha sedi anche in Russia, Cina, Thailandia, Turchia, Usa e India, con cui mi interfaccio quasi quotidianamente, e mi dicono che in Cina la tragedia sembra quasi archiviata, con fabbriche che sono tornate a produrre anche a Wuhan, e l’Italia potrebbe poter fare lo stesso in tempi simili. Quindi dovremmo riuscire a vedere la luce prima di altri Paesi, dove l’emergenza è solo all’inizio. Se così non dovesse essere, forse converrà cancellare l’anno fiscale 2020, e accorparlo al 2021. E intendo a livello mondiale, visti i recenti infausti sviluppi. 

Veniamo al discorso sulle quotazioni borsistiche dei metalli preziosi, quell’economia direttamente legata al settore gioielliero. Nelle ultime settimane è successo che essendoci stata una caduta verticale delle principali piazze azionarie nel mondo, l’unico modo per proteggere le perdite ingenti era vendere i metalli preziosi, che negli ultimi mesi avevano dato forti guadagni. Sul nostro sito, legor.com, ogni giorno riportiamo tutte le quotazioni di oro, palladio, rodio e platino, e si potrà notare come il 16 marzo l’oro ha toccato il punto più basso da qualche anno a questa parte, a quota 43,6 €, mentre ieri, 24 marzo, ha toccato il prezzo massimo, sfiorando in mattinata i 51 € e chiudendo a 49,6 €. Il rodio, metallo molto importante per il comparto della galvanica, a dicembre era quotato 250 € al grammo, due settimane fa, nel momento di maggior timore internazionale, è arrivato a 400 €, e ora è tornato a 175 €. In sostanza, chi due settimane fa ha venduto tanto, ora sta lentamente ricomprando. Ma chi può dire cosa accadrà da qui alle prossime settimane? Stiamo a vedere. Nel primo periodo, l’economia sarà di certo stagnante, ma essendoci copertura di capitale, forse gli investitori ricominceranno a riacquistare, dando nuovo impulso al mercato. Ma l’oro di cui stiamo parlando è solo un prodotto su carta, finanziario, mentre noi abbiamo a che fare con l’oro materiale.

Un’altra opportunità che spero si possa creare e cogliere da più parti è quella di trovare sinergie nuove. Mettere insieme le forze non è un segno di debolezza, ma significa anzi far nascere realtà imprenditoriali più forti. Mi riferisco ad aziende competitor, che in questa fase transitoria, sospesa, potrebbero unirsi e dar vita a start up o business diversi, più performanti. In tal senso, stiamo già discutendo anche all’interno di Afemo, Associazione Fabbricanti Esportatori Macchinari per Oreficeria, anche se il tema caldo del momento è il Decreto Cura Italia: 25 miliardi servono appena per rialzarsi, per tamponare queste prima settimane, ma non basteranno certo per permetterci di risollevarci. Purtroppo, rispetto a Usa e Germania, l’Italia è un Paese povero, con un debito pubblico spaventoso, e questo ci farà ripartire da una posizione ben diversa dalla loro. E ancora una volta, a dovercela mettere tutta saranno gli italiani.

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