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THE TALK: stanno cambiando le logiche ma siamo vivi e fiduciosi

«Rappresentiamo la cultura del bello in tutto il mondo e oggi siamo in prima linea a proteggere la nostra comunità di fronte a tale emergenza», dice Augusto Ungarelli, Amministratore Unico di Vendorafa


Una dichiarazione di fiducia, di forza, di vitalità, parole che rafforzano il senso di appartenenza a una comunità, quella del distretto orafo valenzano e di tutta l'Italia, e un ringraziamento sentito per tutti coloro che consentono oggi di portare avanti quanto si sta ancora facendo. Con questo incipit Augusto Ungarelli, titolare e Amministratore Delegato della storica azienda Vendorafa, ci racconta cosa vuol dire gestire la gravità di una tale emergenza, proteggendo innanzitutto i suoi dipendenti e, parallelamente, cercando di dare continuità al business cambiandone però le logiche. «La priorità per noi è stata assicurare la protezione sanitaria dei nostri dipendenti che per noi sono famiglia. Per questo, decidere di interrompere la produzione nonostante avessimo ordini da evadere, è stato molto difficile. Ti cambia il modo di fare business, ma siamo forti e soprattutto vitali, e la consapevolezza di essere una comunità riconosciuta a livello internazionale, con una reputazione del bello e ben fatto in tutto il mondo ci dà la carica per andare avanti. Preoccupazioni? Certo, tante. Al di là della pericolosità della situazione e, sottolineo, della priorità sanitaria dei dipendenti, quello che ci sta facendo impazzire è un altro nemico: l'ansia, la paura che contamina tutta la comunità. Questa è la cosa più devastante che stiamo vivendo. La nostra sospensione momentanea dell'attività è anche per comunicare tranquillità e non far diventare l'ansia e la paura il nemico numero uno che provoca reazioni comportamentali nocive». Con un'azienda di circa 70 persone, un indotto di distretto che conta circa 2200 persone (fonte: Fondazione Mani Intelligenti), un comparto orafo che sul mercato cinese (HK+CINA) è esposto in termini di export con valori di 600/700 milioni di euro all’anno (oltre il 10% delle nostre esportazioni, fonte Federorafi), quanto è importante oggi fare sistema? « Oggi dobbiamo parlare sempre di più del nostro mondo, raccontare in maniera più incisiva il valore del made in Italy. Noi italiani siamo come un circo che gira per il mondo, facciamo spettacoli ovunque. Siamo una comunità che deve sentirsi viva e deve avere la bellezza di comunicare cose positive raccontando verità. Oggi ci troviamo a vivere un evento che non ha precedenti. Con la Sars eravamo tutti a Basilea, in trincea a combattere. Ho in memoria momenti drammatici. Questa è una realtà nuova, che ci mette di fronte a qualcosa che impatterà. Prima eravamo una macchina che continuava a ruotare. Ora la macchina si è interrotta. Ma come sempre accade, gli scenari futuri si ripeteranno, così come è successo dopo la Sars, perché la bubble economy è nell'animo dell'uomo. Una cosa che voglio sottolineare è l'impegno preso con la Fondazione Mani Intelligenti che ha risposto immediatamente alle esigenze che ci siamo dati al momento della sua fondazione, ossia dare al distretto un futuro per le nuove generazioni con tecnologie all'avanguardia. Un affiatamento totale tra tutte le aziende partner, come mai prima d'ora. Ci siamo chiesti: noi facciamo gioielli di lusso. Possiamo mettere a rischio la vita delle nostre persone per fare lusso? È impensabile. Da qui la decisione di arrestare momentaneamente l'attività produttiva». Ferme le produzioni, posticipate le fiere di settore, chiusi i negozi fisici. State considerando nuove strategie per trasformare questo particolare momento in un'opportunità? «Abbiamo avuto una distruzione drastica e anche se il digitale entra nelle tue case e aiuta a mantenere viva la comunità, non credo che un certo tipo di gioielleria possa essere venduta online. Ci sono poi nuove complicazioni, legate per esempio ai collegamenti, che mancano. Ci troveremo di fronte a una nuova quotidianità, a un nuovo mondo, e per affrontarlo dovremo essere uniti. Da soli è impossibile. Noi stiamo lavorando come comunità per superare la paura. Stima dei danni? Al momento è impossibile. Certo una nazione chiusa non consuma. Ma guardiamo il lato positivo. Certo, a rimettere in moto la macchina ci vuole un po' di ripartenza. C'è un mondo che prima non avevamo. Come tutta questa comunicazione online che dà serenità, un grandissimo beneficio senza il quale non avremmo avuto questa nuova visione del mondo, che in tempo reale mi fa cambiare strategia. Per fare un esempio. Che fa un venditore che sta a casa? Apre questo straordinario mezzo e cerca un contatto. Nasce una contaminazione positiva di sentimento». La sua proposta per ripartire? «Bisogna rivedere tutto quando riapriranno le attività, che saranno ridotte rispetto a quelle previste dai budget e dalle stime di inizio anno. Ma parlare del bello può contribuire a dare vitalità alla gente. I dettaglianti per esempio. Se non ci parliamo, se non ci incontriamo come facciamo? I piani strategici li fai per esercizio, ti sforzi di capire i percorsi che possono aiutare a reagire meglio, quando sarà. Diciamo che al momento navighiamo a vista». Dalla sua finestra sul mondo, intravede segnali di ripresa? «Sì, ci sono segnali che arrivano già dalla Cina che ha ripreso a muoversi. Certo, è un Paese che ha un carattere diverso dal nostro, come lo sono le loro condizioni. Pragmaticamente lì l'emergenza Coronavirus è passata, si riparte. Anche se si fa la metà del Pil, c'è l'effetto rebound ossia, l'ho scampata e riparto più forte di prima. Sono italiano e orgoglioso di esserlo, eseguo quanto mi viene richiesto dal decreto Cura Italia e ora dobbiamo dare il nostro contributo. Partendo da un grazie a tutti coloro che ci permettono di fare ancora quanto stiamo facendo»


VENDORAFA IN NUMBERS:
  • Date of Foundation: 1951
  • Location: Valenza
  • Employees: 70 ca.Markets: USA - Japan - Europe
  • Export: 80%
  • Financial Statement: Euros 17mln, ca.

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