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Etica e innovazione guidano il successo di Kering

Tre i pilastri del gruppo Kering per abbracciare la realtà: cura, collabora e crea


Da due anni a questa parte il gruppo Kering è l’azienda più sostenibile nella categoria Textile, Apparel e Luxury Good del Global 100 Index 2019, il ranking stilato da Corporate Knights in base alle performance delle aziende in fatto di eco-sostenibilità. Il gruppo guidato da François-Henri Pinault, secondo nella categoria generale 2019 dietro alla realtà danese del food Chr. Hansen Holding, dimostra la sua leadership sotto molti aspetti tra cui la capacità di essere il più virtuoso in fatto di clean revenue, ossia il fattore volto a misurare la percentuale di ricavi derivanti da prodotti o servizi che apportano benefici ambientali o sociali ben definiti. Una best practice che il gruppo, cui fanno capo realtà del calibro di Gucci, Balenciaga, Bottega Veneta, Boucheron, Pomellato, Qeelin e Dodo, tiene in massima considerazione e di cui si fa portavoce con una serie di iniziative di respiro internazionale. Archiviati i primi nove mesi con un fatturato di 11,523 miliardi di euro (+17,2% a cambi correnti), Kering ha fatto dell’impegno sociale e green un tratto distintivo come ha spiegato il suo Ceo, «Stiamo riprogettando la nostra attività per continuare a stimolare e accrescere la sostenibilità nel futuro, contribuendo al tempo stesso alla trasformazione del settore del lusso e dando il nostro apporto per vincere le importanti sfide sociali e ambientali della nostra generazione». Un percorso determinato che parte da lontano. Il gruppo, infatti, già nel 1996 si era dotato di una Carta Etica, sostituita poi nel 2005 con il Codice Etico e i successivi aggiornamenti. Impegno e responsabilità diventano così alleati fondamentali nello sviluppo dei marchi di lusso e nell’interazione con i mercati e le nuove generazioni, sempre più sensibili ai temi di uguaglianza, sostenibilità e rispetto sociale. In questo contesto, l’industry del lusso si è posta in prima fila nel decodificare l’esigenza di avere guide precise e il gruppo francese ha nominato nel 2012, Marie-Claire Daveu come Chief Sustainability Officer e Head of International Institutional Affairs con la responsabilità dello sviluppo della strategia di sostenibilità in senso lato e della direzione degli affari istituzionali del gruppo. Un ruolo, che risponde alle aspettative degli investitori, che vedono nella sostenibilità un asset chiave, e che si sta dimostrando cruciale nella transizione delle aziende verso una nuova realtà economica, in cui competitività e sostenibilità sono inseparabili. «L’approccio di Kering è importante e nasce da François-Henri Pinault, il nostro Presidente e Ceo, che è fortemente convinto che la sostenibilità sia una necessità, un’opportunità di leadership e che abbia un buon senso degli affari», ha spiegato Daveu, «La sostenibilità è l’unico modo per rispondere ai principali problemi del nostro secolo e Kering l’ha posta al centro della strategia: come player del lusso, abbiamo un ruolo cruciale, dato che stabiliamo le tendenze della moda, abbiamo la responsabilità di cambiare i nostri modelli di business e coinvolgere le altre industrie con noi. La sostenibilità non è un “una tantum”, ma piuttosto un impegno costante che coinvolge l’intera supply chain. In questa direzione, nel gennaio del 2017 abbiamo inaugurato un secondo capitolo del nostro viaggio nella sostenibilità, con una tabella di marcia verso il 2025 e 3 pilastri forti: Care, Collaborate e Create. Tre pilastri che abbracciano l’attualità, così il primo concerne l’impegno a ridurre l’impatto del nostro EP&L - enviromental profit and loss account - la nostra impronta ambientale del 40%; le emissioni di gas serra del 50% e attenzione prioritaria al benessere degli animali. Il secondo punto del protocollo, invece, è interamente dedicato alle persone e include tutto ciò che riguarda la parità di genere e la parità salariale, il mantenimento delle tradizioni artigianali e la garanzia dei più elevati standard di lavoro, condividendo le best practice lungo tutta la filiera. Last but not least, il capitolo Create, che riguarda l’innovazione: creare una MIL - Material innovation Lab - per orologi e gioielli; sviluppare fonti e materiali alternativi; investire in start-up; educare i progettisti di domani. Questa strategia del 2025 è ambiziosa e ci sta aiutando a ridefinire il nostro business e anche a stabilire le regole più alte di sostenibilità nel settore del lusso», proseguito la Ceo. «Nel 2018, abbiamo formalizzato e pubblicato quelle relative alle materie prime e ai processi di produzione, che fungono da guida per i fornitori di Kering. A seguire, lo scorso anno abbiamo presentato le norme per il benessere degli animali». E quali sono oggi le principali sfide per il mondo del lusso? «Per l’industria della moda in generale, le principali sfide sono: accelerare il ritmo del cambiamento, lavorare insieme (più coalizioni) e attuare / aumentare innovazioni dirompenti», ha concluso Daveu.

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