THE TALK: Investire sul Cliente di Domani

Marco Chiumento, Presidente di Novagum, ci racconta come la sua azienda iper tecnologica sta affrontando questa emergenza, in un’ottica di profondo rinnovamento. Fra corsi di jewelry sketching online e Testing Lab


Partiamo dal concreto: state pensando a iniziative specifiche per garantire continuità al business?
Abbiamo lanciato corsi online di sketching, per chi vuole imparare o migliorare le tecniche di disegno fatto a mano. Il disegno fatto a mano è più emozionale di quello in 3D, e a condurre i corsi offerti dalla Novagum è Beatriz Biagi, professionista nota a livello internazionale, specchio di come da sempre puntiamo a offrire servizi quanto più qualificati e qualificanti possibile. Abbiamo pensato che queste settimane di fermo forzato potevano essere un’ottima occasione da cogliere per chi è già del settore, ma non ha mai tempo di approfondire un certo aspetto dell’industry, magari per scoprire quanto può essere artisticamente alto il nostro mestiere, profondamente legato alla tecnologia, e viceversa. 

Fare sistema può essere, oggi più che mai, un punto di forza?
Le sinergie fra le piccole-medie imprese sono più difficili da realizzare che fra le grandi realtà, perché bisognerebbe mettere d’accordo tante teste e personalità diverse. Penso che, prima di tutto, sia necessario superare l’individualismo e il nazionalismo esasperati. Un po’ di orgoglio va bene, ma non deve sfociare nell’irrazionale. Questa esperienza estrema che stiamo vivendo dovrebbe averci fatto capire che oggi il terreno di gioco è uno solo. Bisogna imparare a fare squadra fra gli orafi di tutto il mondo. Come? Per esempio, da anni, noi di Novagum organizziamo corsi di formazione gratuiti in Messico, per trasmettere le nostre competenze a nuove realtà imprenditoriali. Dal punto di vista sociale è importante divulgare queste conoscenze, frutto del lavoro di generazioni, soprattutto in Paesi con un alto tasso di povertà che altrimenti non sarebbero mai in grado di colmare un gap così importante e di dare vita a un’impresa. I corsi li tengo personalmente. Ho un passato di oltre 20 anni da orafo, quindi riesco a unire due figure in una, quella dell’artigiano e quella dell’esperto di tecnologia. In questa logica di scambio reciproco, in questi anni ho visto svilupparsi nuove comunità di piccoli imprenditori. È una grande soddisfazione, anche se ovviamente, il tutto non è fatto solo per una motivazione sociale, ma anche perché questo si traduce nella formazione di nuovi futuri clienti. 

Dove pensa che ci potrebbero essere più problematiche nell’uscire da questa emergenza? Quanto dipende dai vari mercati o dall'atteggiamento del singolo?
Il mercato è solo un aspetto. Ciascuno di noi dovrà accettare che siamo di fronte a un grande cambiamento, perché anche dopo essere tornati alla normalità, bisognerà pensare con una mentalità diversa, che per esempio porterà anche a una forma di sostenibilità differente. Il punto di partenza sarà mettere a fuoco sistemi di crescita sostenibili, grazie a una nuova cultura del risparmio. Non parliamo di questioni sociali, ma di qualcosa di più complesso. Come imprenditore, io stesso devo prendere in esame tutta la supply chain. Da dove viene l’oro che uso? I diamanti sono “insanguinati”? Queste sono domande che già da tempo dovremmo farci tutti quanti. Alla Novagum lo facciamo da molto, ma servono regole e guide comuni. Questa crisi può pertanto essere un’opportunità per ripartire, per gettare le basi di un prossimo percorso virtuoso. La sostenibilità non deve e non può più essere considerata una spesa extra, ma una fonte di maggior forza e competitività di un brand. In estrema sintesi, se pensiamo a un prodotto green, da oggi in avanti, questo deve significare comprare meglio, non comprare meno e basta.

Il decreto Cura Italia può aiutare davvero le imprese?
Per chi non cambia la modalità di lavoro, attingere ancora di più al credito significherà solo spostare in avanti il problema e aumentare i debiti. Ottenere un prestito dallo Stato potrà essere un aiuto nell’immediato, ma sarà deleterio nel prossimo futuro. Se un’azienda è già in difficoltà, non avrà capacità di restituire i vecchi e tanto meno i nuovi debiti contratti, trovandosi presto o tardi davanti a un capolinea. Purtroppo, è una visione drastica, ma molto realistica di ciò che potrebbe accadere a breve. La nostra è una realtà imprenditoriale familiare, ma molto solida, che va avanti da sempre con le proprie capacità e risorse, e che anche ora, sta ricorrendo al minimo degli ammortizzatori sociali. Proprio in vista di eventuali momenti di crisi internazionali, già da tempo abbiamo diversificato le categorie merceologiche, sviluppando linee di prodotto specifiche per la gioielleria e per l’automotive, due mondi che non subiscono gli stessi contraccolpi. Per questo, contiamo di ripartire a breve. Il comparto meccanico della vibrolucidatura, per esempio, in cui siamo operativi da anni, non si è mai fermato, e questo ci fa reggere bene al rallentamento di quello orafo. La serenità di cui godiamo non è però una “fortuna”, è il frutto di una semina ostinata e ben meditata portata avanti nel tempo.

Come state sfruttando queste giornate “sospese”? 
Diciamo che produciamo progetti. La distribuzione è sospesa, anche perché i nostri clienti in Italia e all’estero sono chiusi, ma ci dedichiamo alla ricerca di nuovi clienti, di nuovi prodotti, e siamo concentrati su un servizio importantissimo, quello del Testing Lab. I clienti ci spediscono i campioni, noi facciamo tutte le prove di laboratorio del caso, il cliente analizza vantaggi e svantaggi di certe lavorazioni, e insieme mettiamo a punto nuove finiture. In genere, nessuno ha molto tempo da dedicare a questi processi, mentre in questi giorni, siamo tutti protesi a finalizzare ciò che domani sarà magari un prodotto di successo. Alcuni stimoli stanno arrivando anche dalla situazione attuale. Prendiamo ad esempio l’aumento dell’oro: se fino a ieri l’oro costava 25 € al grammo e oggi 50, le soluzioni possono essere solo due, o si riduce la produzione, o si riduce il peso del singolo oggetto. E la tecnologia deve assecondare queste esigenze produttive. Con la tecnologia 3D si può fare, ma di conseguenza bisogna studiare macchine per elettro lucidatura adatte al caso, e che possano andare incontro a queste nuove richieste. E noi dobbiamo farci trovare pronti.

Quanto quest’emergenza ha cambiato il vostro modo di fare business? Qual è la principale preoccupazione?
Facendo un paragone, nella stessa maniera di quando si è passati dal fax alla rete internet. Perché questi giorni hanno visto evolvere profondamente il mercato del lavoro, ed è in corso un cambiamento che ci accompagnerà nel medio-lungo termine. Per quel che ci riguarda, abbiamo dato immediato e massimo supporto ai clienti, studiando un protocollo interno di sicurezza, come per esempio una quarantena di una settimana per merci, imballi, materie plastiche e pacchi in transito e partenza. Con le molte informazioni e le poche certezze di questi giorni, per precauzione abbiamo agito così. 
Del “dopo”, mi preoccupa che la riapertura non sarà simultanea a livello globale. Le aziende italiane sono state fra le prime a chiudere, ma saremo anche le prime a riaprire, trovando aperto “solo” il mercato locale. Se prendiamo per esempio la nostra realtà, la Novagum è forte soprattutto nel mercato Asiatico e Sud indonesiano, oltre che in quello messicano, ed entrambe queste aree hanno chiuso almeno 2/3 settimane dopo, e ciò significa in totale quasi tre mesi di fermo.

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