Vicenzaoro Highlights, Settembre 2024: L'Atto Creativo Chez Louis Vuitton
High jewelry designer per Louis Vuitton, Luca Iacomucci ci conduce nel suo mondo creativo, tra un tempo sospeso e un tempo reale
Cosa è il tuo tempo sospeso nel processo creativo?
Spiegare la creatività con la logica non si può. È un momento irrazionale, è puro istinto fatto di primi segni sul foglio. È una magia ed è il suo bello che porta a fare cose meravigliose. Ma prima del segno c'è il metodo. Nel mio lavoro quotidiano il tempo sospeso è tutta quella fase di gestazione che inizia dalla ricerca. È un momento in cui vivono e convivono tante emozioni, in un tempo fatto di ansie, paure, eccitazione, ispirazione. Poi il tempo sospeso si interrompe e inizia il tempo reale, con la paura del foglio bianco e il primo tratto della matita che va.
Cuore, business, pietre, materiali, heritage, mercato. Come influiscono sul tuo lavoro?
Ci sono elementi sempre presenti nel tempo sospeso. Sono i codici della maison che entrano in gioco nella prima fase di pensiero e ricerca. Poi ovviamente ci sono le leggi di merca to, c'è il metodo e c'è l'esperienza che contraddistingue ciascuno di noi. L'alta gioielleria nasce con le pietre di eccezione; si parte con un processo creativo, ma le pietre hanno sempre un ruolo primario. L'obiettivo è quello di esaltarle con il disegno, la creatività, la manifattura, dare risalto a quello che la natura ha creato in miliardi di anni. Tutti questi elementi vanno fatti incastrare, bisogna renderli magici con la creatività.
Cosa contraddistingue il tuo tratto artistico?
Creare vuol dire fare qualcosa che prima non c'era. Qualsiasi cosa io faccia, la guardo sempre con rispetto e responsabilità, perché creare significa anche prendersi dei rischi. Le maison hanno archivi con i quali non puoi non confrontarti, ma devi avere il coraggio di fare sempre qualcosa in più. Devi azzardare per creare l'archivio di domani e questo è un aspetto imprescindibile. In generale, da un punto di vista estetico per me vale sempre il concetto del "less is more". Si cerca sempre di arrivare all'essenziale, a un'estetica di purezza e di equilibrio che nell'alta gioielleria è fondamentale. Quando un pezzo è pensato bene, è equilibrato in tutte le sue parti, mi emoziona immediatamente, lo sento dentro, perché so quello che c'è dietro. Mi arriva qualcosa di molto forte.
Come si è evoluta l'alta gioielleria negli ultimi anni?
Il termine alta gioielleria in realtà non esiste. Sono pezzi complessi, importanti, unici, opere d'arte. È un concetto estremo di gioielleria in cui tutto è eccezionale, dalle pietre alla manifattura, alla creatività. Oggi l'intervento di più player sul mercato ha reso tut- to stimolante e competitivo perché sono subentrate creatività forti.
Parliamo di sperimentazione. Fin dove ci si può spingere? È concesso tutto?
Da un punto di vista creativo la sperimentazione non dovrebbe avere limiti. È una responsabilità del creativo che deve alzare l'asticella sempre più in alto. Ma nel mondo reale la sperimentazione va di pari passo con il committente ossia con la maison, con il Ceo, con la sua visione. Il tema delle sperimentazioni può anche essere legato a un micro dettaglio che non vedi di primo acchito, magari una cerniera, quello che non vedi ma c'è. Nell'alta gioielleria è il dettaglio più invisibile, la micro tecnica che rende innovativo quel pezzo. Per esempio, il taglio Monogram di Louis Vuitton è stato estremamente innovativo, anni e anni di lavoro per arrivare al diamante con quella forma e lucentezza.
Spiegare la creatività con la logica non si può. È un momento irrazionale, è puro istinto fatto di primi segni sul foglio. È una magia ed è il suo bello che porta a fare cose meravigliose. Ma prima del segno c'è il metodo. Nel mio lavoro quotidiano il tempo sospeso è tutta quella fase di gestazione che inizia dalla ricerca. È un momento in cui vivono e convivono tante emozioni, in un tempo fatto di ansie, paure, eccitazione, ispirazione. Poi il tempo sospeso si interrompe e inizia il tempo reale, con la paura del foglio bianco e il primo tratto della matita che va.
Cuore, business, pietre, materiali, heritage, mercato. Come influiscono sul tuo lavoro?
Ci sono elementi sempre presenti nel tempo sospeso. Sono i codici della maison che entrano in gioco nella prima fase di pensiero e ricerca. Poi ovviamente ci sono le leggi di merca to, c'è il metodo e c'è l'esperienza che contraddistingue ciascuno di noi. L'alta gioielleria nasce con le pietre di eccezione; si parte con un processo creativo, ma le pietre hanno sempre un ruolo primario. L'obiettivo è quello di esaltarle con il disegno, la creatività, la manifattura, dare risalto a quello che la natura ha creato in miliardi di anni. Tutti questi elementi vanno fatti incastrare, bisogna renderli magici con la creatività.
Cosa contraddistingue il tuo tratto artistico?
Creare vuol dire fare qualcosa che prima non c'era. Qualsiasi cosa io faccia, la guardo sempre con rispetto e responsabilità, perché creare significa anche prendersi dei rischi. Le maison hanno archivi con i quali non puoi non confrontarti, ma devi avere il coraggio di fare sempre qualcosa in più. Devi azzardare per creare l'archivio di domani e questo è un aspetto imprescindibile. In generale, da un punto di vista estetico per me vale sempre il concetto del "less is more". Si cerca sempre di arrivare all'essenziale, a un'estetica di purezza e di equilibrio che nell'alta gioielleria è fondamentale. Quando un pezzo è pensato bene, è equilibrato in tutte le sue parti, mi emoziona immediatamente, lo sento dentro, perché so quello che c'è dietro. Mi arriva qualcosa di molto forte.
Come si è evoluta l'alta gioielleria negli ultimi anni?
Il termine alta gioielleria in realtà non esiste. Sono pezzi complessi, importanti, unici, opere d'arte. È un concetto estremo di gioielleria in cui tutto è eccezionale, dalle pietre alla manifattura, alla creatività. Oggi l'intervento di più player sul mercato ha reso tut- to stimolante e competitivo perché sono subentrate creatività forti.
Parliamo di sperimentazione. Fin dove ci si può spingere? È concesso tutto?
Da un punto di vista creativo la sperimentazione non dovrebbe avere limiti. È una responsabilità del creativo che deve alzare l'asticella sempre più in alto. Ma nel mondo reale la sperimentazione va di pari passo con il committente ossia con la maison, con il Ceo, con la sua visione. Il tema delle sperimentazioni può anche essere legato a un micro dettaglio che non vedi di primo acchito, magari una cerniera, quello che non vedi ma c'è. Nell'alta gioielleria è il dettaglio più invisibile, la micro tecnica che rende innovativo quel pezzo. Per esempio, il taglio Monogram di Louis Vuitton è stato estremamente innovativo, anni e anni di lavoro per arrivare al diamante con quella forma e lucentezza.