Gismondi 1754: Racconta la sua Vicenzaoro Settembre

Massimo Gismondi, Ceo di Gismondi 1754, storica maison genovese, racconta le novità emerse durante la manifestazione vicentina. Con orizzonti che spaziano fino a Kazakistan e Siberia


E’ passata una settimana dal termine di Vicenzaoro September. Novità?
C’è stato un ottimo movimento, con un afflusso sostenuto soprattutto nelle giornate di sabato e domenica. Il parterre della manifestazione era in linea con il nostro target, principalmente internazionale e in particolare europeo, mercato per noi strategico. Minori le presenze da Far East, Middle East e Usa, ma abbondantemente compensate da buyer continentali. Ad attirare l’attenzione è stata soprattutto la nuova collezione, Clip, che ha generato un numero di ordini considerevole, anche da parte dei buyer italiani. Il pubblico italiano non era pronto a un prodotto di design made in italy meno classico come il nostro. Doveva in un certo senso essere metabolizzato. E ora pare che questo processo sia avvenuto. Tant’è che i risultati si vedono. Gismondi 1754 ha una forte riconoscibilità, un grande storytelling, e il pubblico ci sta dando ragione, apprezzando ciò che amiamo raccontare attraverso i nostri pezzi. Abbiamo aperto i nostri primi concessionari all’estero, e sono confidente che il 2022 ci porterà grandi soddisfazioni.

Dove hanno sede i nuovi potenziali concessionari?
Per lo più in Europa, in Austria, Germania, Olanda. L’Europa del nord per noi è di vitale importanza per garantirci un consolidamento anche verso est. A tal proposito, di recente abbiamo aperto anche in Romania. A Vicenzaoro abbiamo avuto un notevole riscontro anche dai buyer UK, che pure è un Paese dove già 5 mesi fa abbiamo siglato un accordo con un distributore locale. Discorso a parte merita la Russia, che per noi è di primaria importanza: in fiera abbiamo avuto la visita di 5 potenziali concessionari che hanno selezionato le nostre collezioni, non solo sulla piazza di Mosca, ma anche in Kazakistan, Siberia e Armenia, location da presidiare, perché sono realtà “minori”, ma neanche tanto “piccole”, dove è importante garantire un presidio. 

Le collezioni che hanno avuto più successo?
Sicuramente Clip, presentata ad agosto anche a Las Vegas e che qui ha suscitato molto interesse. Fresca, nuova, con molte proposte: sapevamo che sarebbe stata notata. Dà ai retailer la possibilità di avere un entry price che ha però l’aplomb dell’alto di gamma, che è da sempre la cifra di Gismondi 1754. Comprende pezzi che vanno dai 3.000 € in su, e tutto il core della collezione è sotto i 10.000 €. In termini di manifattura è sempre un alto di gamma, ma con prezzi così è accessibile a un ampio parterre. Come tutte le nostre collezioni, tendiamo a spingerci oltre ciò che un prezzo sa esprimere. In alcuni casi, facciamo anche pezzi unici: Clip comprende anche un girocollo e un paio di orecchini rispettivamente da 90 e 50.000 €, che rappresentano un po’ il sogno della collezione ma gli altri pezzi sono accessibili a un vasto mercato. E’ un po’ la sintesi della nostra filosofia: allargare il pubblico cui ci rivolgiamo. La collezione Aura parte addirittura da sotto i 1.000 €, ma prevede pure un bracciale da oltre 60.000 €. A fare da filo conduttore a tutto è sempre il design dalla forte personalità, in grado di distinguerci nel panorama internazionale. Anche perché è difficile esprimere una forma d’arte, come sicuramente l’alta gioielleria sa essere, attraverso qualcosa di standardizzato.

Un bilancio finale della sua esperienza vicentina?
La nostra prima edizione vicentina era stata quella di gennaio 2020, che si era rivelata un vero successo per noi e per il made in Italy in generale, e quindi questo era un ritorno importante, che ha permesso di registrare il polso della situazione. Di sicuro, in questi 18 mesi non siamo stati con le mani in mano: stiamo crescendo nella brand awareness, e anche nel 2020 non ci siamo mai fermati in tal senso. 

Questa fiera ha rappresentato una ripartenza fondamentale per tutto il settore, ma credo che sia necessario che ogni azienda possa valorizzare il proprio messaggio, per esempio con dei booth che facciano emergere l’immagine del brand. Per far capire tutto il mondo che c’è dietro un gioiello d’arte è necessario ricreare un mood, dove il cliente è totalmente avvolto, una sorta di brand experience che trasmette ciò che l’azienda vuole fare.

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