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La Gioielleria d’Epoca che Piace ai Giovani

“Vintage and antique jewelry: among past and modernity”. Questo il talk che ha visto on stage quattro esperte del settore


Fino a una quindicina di anni fa, avreste mai preso in considerazione di comprare un gioiello o un orologio d’epoca? La risposta è probabilmente no, e il perché sta tutto in quel concetto di “seconda mano” che spesso si associa (o associava) all’idea del pezzo antico. Cliché affrontato sabato nel talk “Vintage and antique jewelry: among past and modernity”, moderato da Donatella Zappieri, Jewelry Business Consultant. Con lei sul palco quattro panelist con voce in capitolo sul tema in virtù di formazione e background familiare di tutto rispetto. La storica del gioiello Amanda Triossi ha per esempio raccontato la sua esperienza in Bulgari come curatrice di mostre volte alla valorizzazione dell’heritage partendo da alcuni aneddoti curiosi, fra cui quello legato a un’etichetta dell’acqua Ferrarelle e a un francobollo raffiguranti un pezzo Bulgari, oggi vero oggetto di culto. Escamotage di marketing e pubblicità che hanno però saputo declinare l’alto di gamma rendendolo accessibile al grande pubblico, così come le esposizioni museali, che hanno registrato una buona affluenza anche da parte di un target giovane. Ida Faerber, quarta generazione di dealer di gioielli vintage, ha di recente lanciato F-Lab, progetto che ruota attorno alla rielaborazione di pezzi storici tratti dalla Faerber Collection da parte di giovani designer partecipanti ai contest di cui Ida è spesso membro della giuria. Una testimonianza la sua che viaggia nel solco di un’economia circolare sui generis, attingendo dal passato spunti di ispirazione contemporanea. Cinque le generazioni di dealer alle spalle di Marianne Fisher, che ha raccontato la sua recente esperienza di The Jewelry Circle, piattaforma online dedicata alla vendita e alla consulenza specifica sul vintage. Infine, Marie Cécile Cisamolo, Jewelry Specialist di Sotheby’s, ha raccontato di come le aste d’antan siano sempre più terreno di gioco della Gen Z, e per ogni genere merceologica. Prova ne è la scarpa firmata da Virgil Abloh per Louis Vuitton comprata da una diciottenne asiatica per 328,000 dollari.

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