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La Svizzera Primo Paese per l'Export

Secondo l'ultima analisi di Federorafi, il secondo trimestre dell'anno registra un trend positivo per il comparto, con l'estero che traina


  • Claudia Piaserico

    Claudia Piaserico

Trend positivo anche nel secondo trimestre per il comparto dell’oreficeria, argenteria e gioielleria italiano, trainato dalle vendite estere (+14,2%). L’analisi elaborata per Federorafi dal Centro Studi di Confindustria Moda evidenzia nella prima metà dell’anno, anche a seguito delle dinamiche inflattive, un incremento a doppia cifra dell’export (+15,3%, nonostante la decelerazione del bimestre maggio-giugno), assieme ad un consolidamento del saldo commerciale settoriale (+9,1%) e ad un aumento del fatturato pari al +9,2% tra le aziende del campione di Associati intervistati. In lieve calo rispetto a dicembre il numero di imprese attive (-0,9%), accompagnato però da una positiva tenuta dei livelli occupazionali (+1,5%, dopo la dinamica confortante del 2022). È previsto però un raffreddamento della crescita nella seconda parte dell’anno, di cui peraltro già si sono avuti chiari segnali nei dati della produzione industriale e delle quantità esportate di gioielleria da indosso in oro. La Svizzera (+52,5% su gennaio-giugno dello scorso anno) sale al primo posto in valore tra gli sbocchi esteri del settore, superando gli USA (che malgrado un moderato +3,7% restano il mercato in maggior espansione nell’ultimo quadriennio). Al terzo posto la Francia (+9,8%, leader tra i clienti comunitari), davanti agli Emirati Arabi (+0,3%). Crollano invece ulteriormente, come conseguenza del conflitto in atto, le vendite in Russia (-68,1%). La Toscana (+13,5%) si è confermata nel primo semestre in testa alla graduatoria delle regioni esportatrici, con una quota pari al 35% del totale nazionale, davanti a Veneto (+1,9%) e Piemonte (-0,6%). Balzo della Lombardia (+71,9%), quarta, grazie anche alle strategie distributive adottate dalle grandi griffe internazionali del lusso. La graduatoria delle province vede sempre al comando Arezzo (+5,6%), seguita da Vicenza (+3,5%), Alessandria (+11,3%), Milano (+74%) e Firenze (+68,2%). Le due province del distretto campano di Napoli-Caserta, importanti dal punto di vista produttivo benché con una bassa propensione all’export, evidenziano nell’insieme un +11,3%. 

Per la Presidente di Confindustria FEDERORAFI, Claudia Piaserico

«I dati semestrali confermano le straordinarie capacità degli imprenditori orafi a performare ancora positivamente in un periodo in cui molti altri settori del Made in Italy stanno soffrendo ma, inevitabilmente, la seconda parte del 2023 sarà caratterizzata da una sensibile attenuazione dei ritmi di sviluppo. Uno scenario daltro canto ampiamente prevedibile, stante lincertezza attuale nel panorama economico mondiale, con segni di debolezza in molte importanti economie e un conflitto ancora in corso a più di un anno e mezzo dallinizio ed un altro appena deflagrato in Medio Oriente. I trend di alcuni mercati certificano la correttezza delle strategie della federazione che con il mio mandato si sono oltremodo focalizzate su azioni misurabili” per linternazionalizzazione come quelle con la Grande Distribuzione Organizzata in USA, in Francia e in Gran Bretagna, su progettualità innovative per studiare levoluzione dei flussi distributivi in Europa e sulla comunicazione con il prossimo avvio (2024) di una campagna istituzionale di influencer marketing” per sostenere la domanda in alcuni mercati di riferimento. Anche la tenuta dei livelli occupazionali mi conforta sulla bontà di operazioni originali come quella che, con il supporto di IEG/Vicenzaoro, abbiamo attivato con il portale Skuola.net dove, ad esempio, i due Vblog collaterali (VALORE e EREDITA') in pochi mesi hanno raggiunto sui diversi strumenti social quasi 2 milioni di visualizzazioni. Quindi il settore, con il suo mix unico di creatività, heritage, artigianalità, tecnologia e sostenibilità, riesce a consolidare la propria leadership mondiale e ad essere altamente attrattivo per le nuove generazioni anche se, su questultimo punto, continua la preoccupante carenza di giovani e meno giovani che si vogliano avvicinare alle professioni manifatturiere».

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