• Home
  • News
  • Tagliamonte e il Fascino Evergreen di Medusa

Tagliamonte e il Fascino Evergreen di Medusa

L’azienda campana nata a Torre del Greco nel 1943 e specializzata nella lavorazione delle paste vitree. A plasmarne strategia di comunicazione e nuove collezioni è oggi Giada, in-house designer che guarda a un pubblico multigenerazionale


Ereditare un’azienda di famiglia, un marchio storico riconosciuto a livello internazionale, non è cosa di poco conto, e che tutti possono affrontare con lo spirito giusto. Giada Tagliamonte, invece, ha inteso perfettamente quale sia il suo ruolo: traghettare verso un pubblico più ampio e multigenerazionale un brand che ha fatto di un’arte antica il suo mestiere e marchio di fabbrica. Giada rappresenta la quinta generazione, e come tale ha sulle spalle conoscenza, savoir fair e visione apprese in casa, prima dal nonno e poi dal padre, che a loro volta sono stati imprenditori all’avanguardia, sempre un passo avanti nell’intercettare nuove tendenze, o perché no nel crearle.

Primo capitolo della saga 1943 a Torre del Greco quando il nonno fonda la ditta Tagliamonte, a seguito di una storia di generazioni che parte dalla pesca dei coralli a Ischia passando attraverso l’incisione delle conchiglie per i cammei. Con Tagliamonte, il nonno Stanislao dà forma e ufficializza una tradizione di famiglia. Già il padre Nino però inizia a sondare altri campi, virando sulla produzione di paste vitree con soggetti ispirati all’iconografia greco-romana. Il suo è un lungo percorso di ricerca che parte dagli archivi dei musei di Ercolano per finire a New York, dove studia calchi originali di duemila anni fa, approfondendo tecniche millenarie e stili in un’ottica di adattamento al gusto contemporaneo.

Missione che gli riesce così bene da far identificare Tagliamonte con quel mondo un po’ d’antan ma sempre decisamente affascinante. 


E arriviamo a Giada, nata a Vicenza ma con un passaporto già affollato di timbri e visti dall’età di 13 anni in poi, grazie ad esperienze di viaggio e studio all’estero che la portano a crearsi un profilo a dir poco poliedrico. Dopo la laurea in Belle Arti a Venezia, fra le destinazioni che la ammaliano di più c’è Hong Kong, dove per qualche tempo decide di fermarsi per intraprendere la carriera d’artista e di in-house graphic designer collaborando con alcune aziende locali o italiane con base nel Far East. Dopo HK è la volta degli Stati Uniti, dove si immerge per qualche tempo nel family business, che in Usa ha tutt’ora il suo punto di forza. Poi vola a Singapore, prima per un master e infine per proseguire nel networking fra aziende locali e italiane nella ricerca di nuovi clienti, mercati, materie prime etc… E arriviamo a oggi, periodo che la vede parte attiva nella creazione delle nuove collezioni Tagliamonte...

«Le paste vitree ci identificano da lungo tempo. Permettono una versatilità straordinaria, sia nelle forme che nei colori, potenzialmente infiniti ma che abbiamo ristretto, si fa per dire, a una palette di 120 nuance diverse. Al momento stiamo mettendo a punto le medesime lavorazioni sulle pietre dure, utilizzando soggetti molto vari, anche se c'è un grande ritorno alla testa di medusa, che ha spopolato tra gli anni '80 e '90, periodo oggi molto di tendenza. Al momento le nostre priorità sono comunicazione e direzione artistica. Vogliamo infondere un’allure nuova al marchio, continuando ad alimentare la fiducia dei nostri clienti storici ma facendo percepire al pubblico più giovane i nostri valori e la bellezza di un gioiello in grado di attraversare le stagioni senza invecchiare. Un passo in tal senso lo abbiamo fatto anche nell’organizzazione aziendale: abbiamo un ufficio operativo negli Usa e la produzione in Italia, a Vicenza, ma i nostri principali venditori restano comunque negli Stati Uniti dove ora non vendiamo più tramite department stores, ma solo con web retailer specializzati in luxury e designer brand, come per esempio The RealReal. In America si vendono molto piccoli collectables, che si possono personalizzare con colori e soggetti particolari. Spesso gli oggetti medio piccoli sono comprati in serie con colori diversi, come per esempio i pendenti, gli orecchini, i charms. Un altro mercato importante è l'Australia per il gioiello finito, mentre l'Asia in genere ci chiede le paste vitree sciolte. Qui le richieste arrivano soprattutto da parte di una clientela di grandi ricchi da generazioni, che si interessano di oggettistica in generale e hanno un forte spessore culturale alle spalle. Il cliente tipo può avere 35/40 anni, ha cultura e un potenziale economico importanti. In Italia la nostra rinascita è iniziata nell'ultimo anno e mezzo. Si sentiva già un brusio pre-covid che ci ha dato poi modo di riprendere contatti con i negozianti a Venezia, Roma, Napoli».

Share this article:

Iscriviti alla nostra Newsletter

Il tuo browser non è aggiornato!

Aggiornalo per vedere questo sito correttamente. Aggiorna ora

×