L'Importanza di Essere Grandi Brand

Milena Lazazzera, giornalista specializzata in arte, gioielli e orologi, ci racconta il valore di essere un brand e l'importanza di crescere per rimanere rilevanti


  • Milena Lazazzera

    Milena Lazazzera

«Il 2010 segna l'inizio dell'era "Going Big". Maison storiche come Cartier, Bulgari e Van Cleef & Arpels iniziano la loro espansione dei canali di vendita in tutto il mondo, riorganizzano e razionalizzano l'offerta prodotto e intraprendono nuove strategie, investendo sempre più risorse in marketing e promozione. È proprio in questo decennio che nasce il concetto di collezioni per l'alta gioielleria, che si evolve ulteriormente e sfocia in sfarzose presentazioni, con grandi eventi pensati sia per i clienti sia per i giornalisti. Basti pensare al recente lancio della collezione Mediterranea di Bulgari a Venezia. Con 400 pezzi, è stata la più grande collezione mai presentata dal brand romano, con una presentazioneevento durata una settimana intera, invece dei canonici due giorni con cui si è soliti accogliere stampa e clientela internazionale. Ma il decennio del Going Big non riguarda solo i marchi storici che stanno crescendo sempre di più. Questi sono anche gli anni che vedono l'ingresso di nuovi attori sul mercato, come per esempio Gucci e Dolce & Gabbana, le cui collezioni di High Jewelry hanno segnato una vera svolta nel settore, aprendo la strada ad altri brand di moda, come Armani, Prada, Saint Laurent e Fendi, e forgiando una nuova estetica nell'High Jewelry. Dolce & Gabbana lo fa sostenendo l'artigianato italiano, facendo rivivere antiche tecniche di lavorazione come la filigrana e introducendo inoltre elementi tipici della tradizione orafa italiana, come cammei o monete antiche. I fashion brand che invece hanno iniziato a produrre gioielli nel decennio precedente è proprio in questi anni che raddoppiano i loro investimenti sulle pietre preziose. Basti pensare alla collana disegnata da Chanel Joaillerie per celebrare il centenario della fragranza Chanel n.5, incastonata con un sorprendente diamante da 55,55 carati. Naturalmente, la concorrenza dei marchi moda che si "avventurano" nell'alta gioielleria ha messo sotto pressione la filiera delle pietre preziose e degli artigiani, stimolando la creatività. L'alta gioielleria ora non ruota più solo attorno ai "big four" – diamanti, rubini, smeraldi e zaffiri – ma include anche tormaline, opali, turchesi. Ai tagliatori di diamanti viene ora chiesto di creare nuovi tagli, come per esempio il nuovo Buccellati cut che ricorda il suo logo o il taglio ottagonale della Taille Impératrice di Chaumet. C'è più creatività e più scelta. E gli amanti dei gioielli sono più felici che mai».

 

Milena Lazazzera 
Storica della gioielleria, collabora con The New York Times, Financial Times, Vanity Fair, Vogue Business e Tatler. Ha conseguito un master in Linguistica in Italia e Germania e uno in Business Administration presso la Grande Ecole ESCP Business School. @milenalazazzera


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