La Nuova Onda Minimal Chic

Storica dell'arte, giornalista e curatrice, Alessandra Quattordio traccia i nuovi paradigmi che fra il 1990 e il 2000 hanno contaminato la gioielleria


«Gli anni ’90 iniziano al boato dei cannoni della Guerra del Golfo, ma presto sono scanditi in Italia anche dagli scandali di Mani Pulite. Dunque rigore e understatement per classi sociali detentrici delle capacità d’acquisto che il gioiello impone. Diktat che però presto si propagano con “effetto domino” ad aree di mercato non direttamente toccate dagli ultimi, eclatanti fatti di cronaca. Ma il minimalismo con cui si identifica tale decennio – per scelte di design e parametri di preziosità attenti a pesi e misure – è in realtà dettato anche e soprattutto da quei corsi e ricorsi della storia del gusto, che per tradizione si manifestano attraverso la moda, il gioiello e le attitudini socio-culturali. Dopo i roboanti e spesso pleonastici '80, si assiste infatti a una new wave – tra misticismo e spiritualità – che porta all’essenzialità formale, spesso accompagnata dalla ricerca di nuovi valori che possano esprimere scelte etiche precise. Esplode il leit motiv della croce, simbolo di antica tradizione ora liberata dai retaggi religiosi del passato. Il ritorno alla natura come fonte d’ispirazione, ma anche come bene da difendere e valorizzare, impronta sia la produzione dei più importanti brand sia la ricerca degli autori indipendenti. Multiculturalismo e neo hippy dialogano con un’apparente semplicità di gusto e si esplicitano anche nel look delle icone dello spettacolo e delle passerelle. Il gioiello si sintonizza sulle nuove lunghezze d’onda – a Milano, Roma, Firenze, Padova, Vicenza, Valenza – strizzando l’occhio ai trend vincenti: anelli dalle gemme iper colorate tagliate come minisculture ben si accordano a sneakers, jeans e abiti-sottoveste color pastello; bracciali e ciondoli di Tiffany, Damiani, Pomellato, Antonini, Rinaldo Gavello, tra ethno-chic e design, si armonizzano con il look di gusto orientale. Irrompe la lavorazione textile che intreccia come fibre i fili d’oro di bracciali duttili come seta o di esilissime collane, come testimonia il lavoro di GianCarlo Montebello, uno dei padri del taglio laser. Metalli preziosi – oro, platino, argento –, ma anche titanio e acciaio, pietre da maharajah, come quelle di Cartier, ma anche gemme non preziose, come l’ossidiana, protagonista dell’esuberante creatività di Angela Carrubba Pintaldi. Dunque materiali elitari e altri “poveri” si confrontano fra passato e contemporaneità. Ma c’è chi non abdica all’antico. La rilettura degli stili storici infatti non abbandona il progetto che, pur tendendo all’essenzialità della forma e alla purezza delle linee, non si sottrae al fascino del neoclassico, del barocco, del romanticismo o dell’art nouveau. Tutto e il contrario di tutto. Il Nuovo Millennio e le sue sfide epocali sono alle porte. E la lezione dell’ultimo decennio del “secolo breve” – secondo la definizione dello storico Eric Hobsbawm nel 1994 – oggi fa ancora scuola, tanto da improntare sia la produzione contemporanea sia le scelte del pubblico, che attingono alla libertà di stile tipica di una decade che già racchiudeva il futuro».

 

Alessandra Quattordio 
Storica dell’arte e giornalista, dal 1987 al 1999 è caposervizio a Vogue Gioiello, dal 1999 al 2015 ad AD Architectural Digest. Fra le esperienze didattiche, il corso History of Jewelry Design per lo IED (2016-presente). Scrive per Corriere della Sera e Artribune.


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