Made of Italy: Cosa Pensano i Designer?
Nanis, Giovanni Ferraris e Antonini raccontano i capisaldi della gioielleria Made "of" Italy, intrisa di quei valori aggiunti innati e inconfondibili che rappresentano il vero plus sul mercato globale
Nanis, Reverse Collection
Numeri alla mano, nel 2024, il settore ha registrato un record storico con un incremento del 49% rispetto all'anno precedente, che già di per sé aveva raggiunto performance importanti, con un aumento delle esportazioni dell'11,1% per un valore di 10,9 miliardi di Euro, cresciuti appunto a 13,7 nel 2024.
E dato ancora più eclatante, l'aumento maggiore (+12,1%) è stato quello della gioielleria in oro, segno che il valore aggiunto dell'italianità fa superare ogni altro ostacolo, come le quotazioni da capogiro del metallo più ricercato, che negli ultimi 10 anni è salito del 186,72%, oscillando da una base di 31,11 € fino a toccare i 96,59 € al grammo fra marzo e aprile 2025.
Guardando ancora più nel dettaglio l'andamento di questo fenomeno, a performare più di tutti è stato il distretto orafo aretino, che ha dominato la scena con esportazioni più che raddoppiate (+119%), raggiungendo 7,7 miliardi di euro, trainati da una domanda turca che è passata da 922 milioni a 5,3 miliardi di Euro, cui segue il dato del +9,7% di incremento degli Emirati Arabi Uniti.
Solo l'annuncio dei dazi in Usa ha frenato questo costante trend positivo del settore, con un calo del 9,1% nel primo trimestre di quest'anno, che pare però lasciare indenne il segmento del lusso, come dimostra il caso eclatante di Richemont, holding svizzera con sede a Ginevra, che nello stesso periodo ha visto un +6% su base annua, equivalente a +5,4 miliardi di Euro, grazie soprattutto al segmento della gioielleria, guidato dalle maison Buccellati, Cartier, Van Cleef & Arpels e Vhernier, in crescita per il terzo trimestre consecutivo a doppia cifra (+11%), rispetto al calo di moda e accessori (-1%) e orologi (-7%).
In discesa (-10,7%), proprio in conseguenza dei recenti dazi, anche le vendite in Usa, che rimangono però un mercato cruciale con oltre 1 miliardo di euro di importazioni..
Giovanni Ferraris, Necklace in rose gold with diamonds and rubies
In particolare, nel settore della gioielleria, la percezione del Made in Italy varia e si arricchisce a seconda delle diverse culture. Per esempio, nell'area asiatica i gioiellieri italiani sono spesso considerati veri e propri artisti. C'è un profondo apprezzamento per l'ingegno creativo, per la capacità di trasformare materiali preziosi in opere d'arte uniche, dove il valore non è solo dato dalla caratura o dal metallo, ma dall'idea, dalla maestria artigianale e dalla storia che ogni pezzo porta con sé. Nel Medio Oriente, invece, c'è una profonda fiducia e una grande ammirazione per la nostra manifattura. C'è la percezione che garantisca una bellezza che va oltre la moda del momento, che sia un investimento in qualcosa di intrinsecamente bello e ben fatto, destinato a durare e a mantenere il suo valore. Si ricerca una bellezza senza tempo, che trascende le tendenze effimere. Alle parole della Olivucci fa eco Laura Bicego, che aggiunge: «Noi italiani non inseguiamo le mode: coltiviamo un linguaggio. Quello di un’eleganza che nasce da dentro, autentica, capace di raccontare chi siamo. Questa ricerca di significato e autenticità è riconosciuta tanto in Italia quanto all’estero. Negli Stati Uniti e in Sud America, in particolare, ho incontrato uno sguardo curioso e profondo, un’attenzione sincera verso ciò che è fatto con l’anima, con tempo, con passione. Chi sceglie un gioiello italiano cerca molto più di un accessorio: desidera indossare una storia, vivere un’esperienza, entrare in contatto con un universo di valori. Per esempio, personalmente, anche nella scelta delle pietre, mai casuale, cerco quella “perfezione imperfetta” che tanto amo: inclusioni, rutili e venature naturali — piccoli tratti d’anima che rendono ogni creazione diversa, mai standardizzata».

Antonini Milano, Cortina Collection
Esperto di Estremo Oriente è Sergio Antonini, direttore creativo di Antonini Milano, fra i brand italiani più apprezzati e presenti da lunga data nel Sol Levante: «Nei segmenti dell'abbigliamento alto di gamma e della gioielleria in Giappone manca una produzione innovativa e creativa come quella italiana e francese, pertanto siamo un costante punto di riferimento ispirazionale e aspirazionale. Viaggio in Giappone da molti anni e quando incontro qualcuno e capisce che sono italiano, brillano loro gli occhi. Made in Italy significa anche proporre un prodotto non standard e non troppo "diffuso": le signore giapponesi se escono a cena con i mariti e le amiche e allo stesso tavolo c'è una donna che indossa lo stesso gioiello o la stessa giacca, per loro è un'onta inaccettabile, non lo metteranno più. Per questo in Giappone fioriscono e hanno successo le capsule e le edizioni limitate. Alle signore giapponesi piace sognare.»
«Esattamente il contrario del cliente cinese, che invece cerca un prodotto iconico e riconoscibile per essere "ammesso" e "accreditato" nella cerchia di chi può permettersi quel determinato brand (gioielli, auto, vestiti, accessori, etc..). I giapponesi fanno molta ricerca e per le nostre piccole aziende è una grandissima opportunità, la chiave sta nel riuscire a raccontare sé stessi nel modo corretto.» «Noi come Antonini Milano ci definiamo gioielleria "milanese" per le nostre linee semplici e pulite legate alla tradizione del design e dell'architettura milanese, a differenza della gioielleria italiana che è molto più decorativa e questo è un vantaggio di differenziazione che ci viene riconosciuto. Made in Italy e Made of Milano».