Success Story: Serafino Consoli

Ivan Consoli, Ceo di Serafino Consoli, e la sua idea di “That’s Wow!” per andare alla conquista degli States


  • Ivan Consoli, CEO of Serafino Consoli

    Ivan Consoli, CEO of Serafino Consoli

Un’azienda esiste quando ha un’identità propria, che non assomiglia a nessun’altra. Questo è il dogma da cui sono partito quando ho iniziato a immaginare di poter creare un brand che si distinguesse sul mercato da tutti gli altri, che non trasmettesse in alcun modo una sensazione di dèjà vu. E la chiave di lettura per arrivare a fare tutto ciò l’ho avuta proprio dal cliente finale: nella mia famiglia non ci sono precedenti in ambito gioielliero, se non come retailer. Nel 1959, mio padre Serafino aprì un negozio a Bergamo, dove ho potuto entrare in contatto con il pubblico finale, riuscendo a coglierne i veri bisogni e le richieste in relazione a ciò che ancora mancava sul mercato. La mia formazione di imprenditore è dunque abbastanza sui generis: ho fatto la scuola d’arte a Valenza, poi geologia, e infine il GIA di New York. Siamo un’azienda relativamente giovane, costituita società nel 2013, ma è dal 2003 che pensiamo e progettiamo gioielli che rispettivo la mission del “That’s Wow!”. Oggi ci identifichiamo innanzitutto per aver inventato il multisize, l’anello della collezione Brevetto che si può mettere a misura senza essere messo a misura. Nel senso che, pur essendo senza molle, riesce a coprire 25 numeri. La nostra meccanica, unica al mondo e brevettata, rappresenta una piccola rivoluzione nel mondo del gioiello. Spesso il marketing sfrutta il concetto di “qualcosa che prima non c’era”, ma a volte sono solo claim propagandistici. Nel nostro caso è davvero così, perché prima non c’era nulla di simile. Si tratta di soluzioni micromeccaniche sempre in evoluzione e fatte di centinaia di componenti e migliaia di saldature. La collezione Serafino è invece incentrata sull’idea di trasformare un anello in bracciale e viceversa, due gioielli in uno, perfetti per accompagnare una donna in vari momenti della giornata. Non abbiamo terzisti, tutto quello che porta il nostro marchio è fatto in casa, dagli algoritmi gestionali alle ultime rifiniture dei gioielli. Per questo, che si tratti del mercato europeo, dove stiamo ormai siamo un marchio consolidato e assolutamente riconoscibile, a quello Usa, non cambia il nostro approccio. Chi si imbatte nel nostro prodotto capisce subito che porta in sé un senso di unicità. Di certo però serve investire in presenza oltreoceano per far sì che si arrivi a fare tale salto: a Couture avremo uno stand grande il doppio dello scorso anno, e sicuramente anche i nostri rivenditori, attualmente una ventina, aumenteranno, ma sempre rimanendo nell’ambito della qualità, che sia sulla Fifth Avenue come alle Cayman Islands.

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