La Creazione dei Gioielli in Luoghi Remoti

Dal cuore di Reykjavik alla Nuova Caledonia, passando per l’Africa… Le testimonianze di tre designer delineano una nuova mappa della creatività, donandoci una “jewelry vision” dai confini sempre più ampi


Guðbjörg Kristín Ingvarsdóttir è designer e co-founder di Aurum, Islanda. Loan Favan è una giovane artista/designer founder di Naula Studio, Nuova Caledonia. Ismaila Rufai è un creator digitale che realizza monili fatti a mano, per mantenere viva la tradizione tribale africana. Abbiamo raccolto le loro testimonianze per comprendere che cosa vuol dire creare gioielli in luoghi lontani dal mainstream, e quanto, oggi, la connessione digitale possa essere un vantaggio, per arricchire il mondo della gioielleria di influenze culturali alternative ed estremamente progressiste.

Iceland
64.9631° N, 19.0208° W

«Ho studiato oreficeria e design di gioielli in Danimarca, un Paese con una forte storia di design e questo ha significato molto per me. Tornata in Islanda, ho fondato Aurum. Il nostro è un Paese bellissimo ma non ha una tradizione radicata per la gioielleria, e questo mi ha fatto sentire libera di inventare uno stile personale. Trascorro molto tempo a lavorare sui concetti e le idee, e curo ogni dettaglio perché, tramite ogni creazione voglio trasmettere una sensazione o un'atmosfera che rievochi la natura della mia terra. Quando sono in studio, a casa, vivo in un mondo tutto mio, ma è essenziale viaggiare e uscire dalla routine quotidiana per avere una prospettiva diversa e crescere come artista. Abbiamo rivenditori e clienti in diverse destinazioni, quindi cerco di rimanere sempre connessa con la comunità internazionale della gioielleria. In Italia, per esempio, ho esposto tre volte ad Artistar Jewels: partecipare a eventi simili è un buon modo per avere un confronto con altri designer. Come azienda siamo sempre stati lungimiranti, ma non perdiamo mai di vista la nostra eredità islandese che è unica e rivive nei nostri design, nel nostro flagship store, nel nostro packaging, rigorosamente basato su una produzione eco-friendly».

New Caledonia
20.9043° S, 165.6180° E

«Sono originaria della Nuova Caledonia, Pacifico. Siamo sempre stati abituati a stare dall'altra parte del mondo. Per seguire il mio sogno, ho dovuto andare all'estero e studiare a Parigi e nei Paesi Bassi. In Nuova Caledonia, reperire materiali e produrre gioielli è difficile o comunque estremamente costoso. Quindi c'era poca speranza, per me, di tornare a casa e stabilire il mio marchio lì. Mi sono trasferita a Bali, in Indonesia, per poter creare liberamente e avere facile accesso alle risorse. Quest'isola offre molte opportunità in termini di produzione, è più dinamica e connessa della Nuova Caledonia: qui mi sento inclusa nel mondo. In ogni caso, per la nostra generazione (soprattutto dopo il Covid), non è così importante il luogo in cui si vive. Il lavoro da remoto è una possibilità concreta, e la maggior parte delle interazioni passa attraverso i social media: gli incontri tra creativi avvengono anche su Instagram e TikTok. Ho collaborato con persone che vivono in Germania, Estonia o New York, tutto digitalmente. Non ci sono limiti, solo un “gap” temporale, dovuto al fuso, da tenere in considerazione. Bali attrae in qualche modo molti creativi, perciò abbiamo anche interessanti collaborazioni e conversazioni qui sull'isola. Non mi sento così distante dal resto del mondo, semmai mi sento come se avessi avuto il meglio di entrambi i mondi. Uno stile di vita isolano vicino alle mie radici e la possibilità di creare e connettermi sia fisicamente che digitalmente. In futuro, spero di viaggiare di più, per approfondire la mia connessione con l'estero».

Nigeria
9.0820° N, 8.6753° E

«Mi chiamo Ismaila Rufai, ho 23 anni e sono un fotografo con la passione per i gioielli. Vengo dalla parte centro-settentrionale della Nigeria, ma vivo nella capitale Abuja, dove produco contenuti digitali e sto provando a costruire il mio marchio, anche se non è semplice per le mie finanze. La gioielleria è parte integrante della cultura africana: avorio, osso, legno, conchiglie, perline sono i materiali per dar vita a collane imponenti, cinture, cavigliere, bracciali e copricapi, tutti fatti a mano dalla gente del posto. Per me, i gioielli della cultura africana sono una forma d’arte, aggiungono sapore alla vita, donano eleganza, sono indispensabili per accrescere la personalità di ognuno e, se usati nel modo giusto, riescono a raccontare una storia unica e bellissima. Per questo, assieme a un mio amico, abile artigiano, abbiamo iniziato a creare pezzi fatti a mano in rame, cipree e altri materiali, con l’intenzione di mantenere viva una tradizione ricca di cultura e di significato e in qualche modo “accordarla” a un’estetica contemporanea. Spero di potermi presto affacciare al mercato internazionale della gioielleria con le mie creazioni. Con il mio team ci stiamo lavorando, ma è un processo graduale».


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