THE TALK: Gli Occhi Vogliono Bellezza

Designer parigina dallo stile eclettico, inconfondibile, inimitabile, ma anche proprietaria di uno dei negozi di gioielli vintage più cool della capitale francese: ecco come Lydia Courteille vive questo particolare momento storico


Un aspetto positivo di questo momento storico particolarmente difficile?
Forse questo interludio può servire a prendere il giusto tempo per realizzare un gioiello.

Che significato ha per lei un gioiello?
Il gioiello è fonte di piacere. È una testimonianza d’affetto, di gusto, che non perderà mai il suo fascino. Ecco perché io consiglio sempre l’acquisto di pezzi importanti ed emblematici.

Che cosa pensa riguardo alla ripresa?
Penso che ci vorrà molto tempo prima che potremo tornare a una nuova normalità e che le realtà più fragili rischiano di scomparire.

Qual è la situazione che sta vivendo in questo momento?
Il mio negozio è chiuso e anche i rivenditori lo sono. Non ho ridotto i miei ordini ma al momento non intendo farne altri. Per quanto riguarda le mie creazioni, i laboratori continuano come possono, per riuscire a produrre la prossima collezione che avevamo in programma prima della crisi. 

È cambiato il suo modo di comunicare in questo periodo?
Il gioiello è sogno e deve rimanere tale. Dato che in questo momento non possiamo consegnare nulla, credo sia inutile comunicare qualcosa che non possiamo vendere. Non lanceremo la nuova collezione fin quando non torneremo in una situazione normale. Stiamo per lo più lavorando sull'immagine del marchio, raccontano le ultime collezioni già prodotte: sono tante per fortuna. Per ora mi sto focalizzando su interviste e aneddoti che ne spieghino i dettagli e prendendomi cura dei miei favolosi clienti.

La paura più grande?
Che in futuro i clienti si rendano conto di poter vivere anche senza gioielli, il che sarebbe assolutamente un disastro. Credo che si possa vivere bene anche senza indossare gioielli ma non senza le opere d'arte. Qualcuno ha detto «I miei occhi hanno bisogno di bellezza».

La sfida del futuro?
Forse chi è abituato a viaggiare, avrà più paura a muoversi e vorrà rimanere a casa. Occorrerà ripensare la distribuzione pensando a nuovi modi di arrivare a loro. Occorrerebbe pensare a una “rilocalizzazione” per non dipendere più da un mercato internazionale.

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