Jules Kim Promuove il Progetto Portraits of the Liminal
L'artista, designer del brand Bijules, diventa promotrice e mentore di un progetto artistico che sarà presentato alla Fondazione Sozzani di Milano il prossimo autunno
Portraits of the Liminal. Come nasce il progetto e cosa tiene insieme gli artisti che hai coinvolto?
Dopo 20 anni di esperienza nella moda e nel lusso, avevo bisogno di cambiare il mio punto di vista. Lo volevo più specifico e autentico. Così, invece di ragionare sull’ennesima collezione, ho scelto un modo più efficace per comunicare i miei gioielli e il mio talento. Essendo una designer indipendente, esploro sempre modi innovativi per far progredire il mio lavoro e coloro che ne sono coinvolti e, poiché la tensione sui temi globali aumenta, mi piaceva trovare un momento di rilascio creativo che potesse avere un impatto su coloro che in qualche modo hanno il potere di influenzare il cambiamento. Attraverso lo spirito del prodotto e dell’esperienza, sono i consumatori della moda e del lusso a poter scegliere se dare spazio all’altruismo. Con il mio brand Bijules, ho sempre avuto un approccio "tridimensionale". Creo solo quando contesto, innovazione e impatto si intersecano. Il "contesto" racchiude il cuore e l'autenticità del disegno e del progetto mentre cerco di accogliere culture diverse, persone emarginate e comunità svantaggiate. L’“innovazione” sfida gli standard ed elimina gli eccessi nella progettazione, la produzione, l'utilità.
Mi supporta nel rischio e nel mio desiderio di ribellione, portando avanti un'idea creativa alla volta. L’“impatto” deve andare a beneficio di tutti coloro coinvolti nel processo. Dal suo sviluppo iniziale, alle logiche commerciali ed etiche, fino alla vendita finale, l’impatto impone il dovere di fare meglio per la terra e i suoi abitanti.
Come si sviluppa?
Portraits of the Liminal rappresenta uno sforzo per esplorare il ritratto da più punti di vista e per utilizzare il liminale come punto di ispirazione. L’atto di ridefinire ciò che sappiamo e di immergerci in ciò che non sappiamo, aiuta a realizzare una nuova comprensione di come risolviamo i problemi, progettiamo e, in definitiva, evolviamo come esseri umani. Ho coinvolto sei fotografi che non si definiscono per il loro lavoro, ma ognuno di loro esplora la natura umana in base allo stile, all'ambiente, alla realtà, all'adattamento. E io faccio lo stesso. Trovo interessante il dualismo tra l'istante fugace di un'immagine cattura- ta e l'eternità dell'alta gioielleria e qui sta l'intersezione accattivante di questa collaborazione. L'idea è quella di alimentare l'ispirazione di ogni fotografo con i gioielli Bijules, come aspetto della loro rappresentazione. Non darò loro una direzione creativa, ma vorrei solo una piccola rappresentazione di oro e gemme. Tenendo il ritratto come base e l’esplorazione liminale come ulteriore elemento, le foto saranno esposte sulle pareti della Fondazione Sozzani a Milano il prossimo autunno. Obiettivo della Fondazione Sozzani è promuovere e diffondere l’attività culturale e artistica contemporanea, non solo attraverso la mostra, ma anche con riflessioni, tavole rotonde e workshop. La necessità di produrre gioielli attraverso innovazione, contesto e impatto, significa che tutti questi elementi siano presenti anche nell’universo che circonda il processo creativo. Ho una sorella gemella, siamo per metà coreane, cresciute con una madre artista, single. Tutte e tre siamo sopravvissute ad abusi domestici fuggendo nel buio della notte verso un rifugio sicuro per donne maltrattate. Abbiamo vissuto lì per diverse settimane nascoste, pregando che mio padre non scoprisse dove ci trovavamo. Se non fosse stato per quell'organizzazione, sono certa che non avrei mai creato un solo pezzo di gioielleria così empatico. È in questa personale ricerca di libertà che traggo forza dal mio passato e lo condivido con orgoglio attraverso l'arte e l'espressione. Mi sono trasferita di recente da New York a Milano e spero di contribuire ulteriormente alla sicurezza delle famiglie che hanno dovuto affrontare circostanze così gravi come la mia. Con i proventi delle vendite di Portaits of the Liminal, contribuiremo a supportare l'organizzazione Casa delle Donne contro gli abusi domestici, partner del progetto, creando consapevolezza con la forza dell'arte.
Si parla molto di Positive Luxury. Cosa si intende se applicato alla gioielleria?
Il lusso non può più essere solo sinonimo di esclusività e prezzo mentre la Terra soffre a causa di un eccesso di consumo e di produzione. Il positive luxury può aiutare a rimodellare l’attuale mentalità dei consumatori e del business in una direzione più etica e responsabile per il benessere individuale e collettivo, oltre a quello del nostro pianeta. I gioielli sono sempre stati circolari, poiché le materie prime sono estratte dalla terra e durano più dell'eternità. È l’aspetto umano della gioielleria a render- la meno sostenibile. Compriamo troppo, guadagniamo troppo. Miniamo lo sviluppo della comunità in cambio di avidità. Perdiamo traccia della provenienza della materia in cambio del profitto. La diversità è un aspetto secondario, non una priorità. Sono tante le questioni che pesano sulla gioielleria e sta alle aziende implementare un sistema più empatico e trasparente.
Bijules come costruisce e fa cultura?
Nei primi anni dell’analogico, nulla veniva registrato in simultanea e l’opinione pubblica impiegava più tempo a esprimersi. Distribuivo volantini per promuovere feste e sull'angolo in alto firmavo con le iniziali "JK". Mi pagavano 5 dollari per ogni persona. I club e le strade di New York celebravano quello che sarebbe diventato l’ultimo decennio di "sporcizia e grinta" prima che i social media cambiassero per sempre il panorama, rendendo tutto accessibile e disponibile. I gioielli che ho realizzato rappresentavano una scelta di vita per le fashioniste e i frequentatori di club. Erano orgogliosi di mostrare la loro unicità e io ero una di loro. Abbiamo creato un movimento di cultura underground che ha portato musica, danza, stile e originalità a un altro livello, diventando una "dispensatrice" di tendenze ed esperienze globali attraverso la piattaforma Bijules. Oggi, dopo 20 anni, vivo la stessa spinta emotiva per elevare, ispirare e unire le persone. Desidero che tutti intorno a me abbiano accesso alla bellezza attraverso diversità, prodotti di qualità, storie di vita e connessioni personali.
Che evoluzione hanno avuto le tue collezioni nel tempo?
Come autodidatta, ho iniziato a realizzare targhette in argento tagliate a mano e ispirate alle scritte dei graffiti. Molti dei miei colleghi erano artisti rinnegati e scarabocchiavano i nomi dei miei clienti come etichette sui tovaglioli del bar Max Fish (bar per skater del Lower East Side), poi li incollavo su un foglio d'argento e li ritagliavo. Per anni ho realizzato ogni pezzo a mano, poi ho iniziato a produrre nella mia fabbrica a Manhattan e la collezione ha cominciato ad andare spedita. L'onnipresente Bar Ring di Bijules ha fatto un grande passo avanti a partire dal 2005. Da allora ogni forma che creavo doveva avere uno scopo. Il Nail Ring è stato lanciato nel 2008 e l'ho subito protetto da copyright perché sapevo che avrebbe riscosso un gran successo, come il Bar Ring. Oggi sono tra i più copiati nella storia del brand. Nel 2009 ho iniziato a creare gioielli in oro e con l'utilizzo di metalli pregiati e pietre preziose ho esplorato ancora di più le potenzialità del gioiello. Oggi infatti la linea di alta gioielleria più conosciuta è il Compass Ring che è indossato ovunque.
Pensi che i tuoi gioielli siano il riflesso della donna che sei diventata oggi?
L'evoluzione del mio lavoro è sicuramente definita dalla mia evoluzione personale. Rischio tutto per essere espressiva e forgiare il mio lavoro in ambiti sconosciuti. Evito la normalità. Adoro l'intero processo creativo. Paragono questo viaggio al parto. Una volta che i miei progetti arrivano al mondo, sono orgogliosa di loro e questo orgoglio materno riguarda meno il possesso e più la soddisfazione di un bisogno carnale di creare, apprendere ed evolvere.