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THE TALK: Gioiello Conservativo Ma Approccio Digitale

Luigi Marostica, Amministratore Delegato dell'azienda vicentina Karizia, riparte da uno scenario completamente nuovo, che mette al centro relazione e tecnologia.


Azienda leader nella produzione di catene in argento con circa ottomila referenze e una 'famiglia‘ Karizia con sessanta dipendenti. Da dove e come si riparte?
La sensazione è quella del frullatore, che ti scuote ben bene e mescola tutti gli ingredienti. Ora è il momento di capire. Il nostro è un lavoro che ci ha costretti allo stop, ma non possiamo pensare di riprendere da quello che abbiamo lasciato. Ripartiamo da un punto zero, si ricomincia da un qualcosa di nuovo, con molte opportunità e altrettante difficoltà, da rivedere e superare.

Quale è stato il focus del vostro lockdown, a cosa avete dato priorità?
Innanzitutto la tecnologia, grazie alla quale abbiamo capito che si possono fare molte cose, senza necessariamente vederci, e senza la quale sarebbe stato impossibile mantenere vivo il dialogo e la relazione con i clienti, anche solo con un messaggio, una foto, un video. Alcuni rapporti si sono consolidati grazie a questa vicinanza virtuale e da qui in avanti cercheremo di mantenere queste nuove, belle abitudini. Sono venute a mancare molte certezze, come per esempio l'aver saltato l'appuntamento con la festa della mamma, anche se i pochi dettaglianti aperti hanno registrato numeri importanti, ma abbiamo capito che si può fare molto digitalmente.

Cosa si aspetta da questa ripresa? Il momento fisico sarà messo in secondo piano?
No, mai. Per me è importante la stretta di mano, il sorriso, lo sguardo, radar fondamentali per avere una conferma, un disappunto, capire insomma se un prodotto può piacere o meno. Soprattutto nei prossimi mesi in cui non si potrà viaggiare, dovremmo cercare un modo per poter comunicare. A questo proposito ci siamo dotati di tecnologie anche per fotografare e fare riprese video. Sono molto fiducioso. Noi vendiamo emozioni pur con mille difficoltà. La priorità ora non è comprare il ciondolo o l'anello, ma da appassionato del mio lavoro quale sono, resto fermamente convinto che troveremo un modo nuovo per riprenderci, e che il settore ci riserverà belle sorprese già da fine anno. Sono fiero di essere in un distretto orafo come quello di Vicenza, e mi faccia ancora sottolineare che, nonostante creda fermamente nel valore dell'incontro personale e dello sguardo, ora serve il digitale.

Karizia è radicata nel distretto vicentino, pur lavorando soprattutto con il mercato estero. Come si coniugano questi due aspetti?
Karizia produce prevalentemente catene in argento, con un 70% di prodotto finito e parte a metraggio. Serviamo un po' tutto il mondo, dall'Asia agli USA, il Middle East, l'Africa, con una quota di mercato rivolta all'export pari al 99%. Non abbiamo mai fatto l'Italia soprattutto per la tipologia di prodotto che si presta più al mercato internazionale, con un cliente che spazia dall'importatore ai grossi gruppi, fino ai brand più consolidati. In termini di pricing, copriamo il mercato con una forbice molto ampia, dal prodotto più accessibile a uno più alto, con grammature diverse che ci consentono di coprire diverse tipologie di cliente.

Quali sono i mercati a dare primi segnali incoraggianti di ripresa?
Tutti i mercati stanno riprendendo, ma è difficile rispondere ora. Siamo tutti cauti per capire come riapriranno e aspettiamo a riavviare le produzioni. Non c'è un mercato migliore o peggiore dell'altro. Se gli USA proseguono il lockdown sarà un problema, ma comunque speriamo rimanga per tutti un brutto ricordo, anche se ci ha insegnato molto.

Nello specifico cosa emerge rispetto a prima?
Abbiamo avuto il tempo per soffermarci di più sui rapporti, con una riscoperta di valori che prima non avevamo il tempo di considerare, non ci si soffermava troppo. Con le prime riaperture del 4 maggio siamo tornati tutti con più grinta e abbiamo scoperto il valore della famiglia Karizia.

Uno scenario quindi che, al business, deve affiancare una strategia che punti sui valori.
Certamente, dal valore dei rapporti al valore del territorio. Karizia fa catene in argento ma serve principalmente un prodotto unbranded. Il made in Italy è il fattore sul quale spingiamo, che ci permette di anticipare trend, nuove forme, nuove idee. È sempre il punto di forza. Anche nella gestione di questa emergenza, il made in Italy ha saputo organizzarsi e dare parametri con procedure specifiche per la ripresa, dando segni di rispetto a tutto il mondo.

Karizia è stata tra le prime aziende firmatarie del RJC. Quanto 'pesa‘ la sostenibilità nelle attività di domani?
Siamo stati tra i primi a certificarci al Responsible Jewelry Council nel settore dell'argento. Crediamo da sempre che ognuno possa portare migliorie e noi, nel nostro piccolo, ogni anno implementiamo i cicli produttivi con migliorie a supporto del nostro ambiente. 

Pionieri nel mondo delle catene. Che gioiello si indosserà post covid-19?
Abbiamo un campionario molto vasto, circa 8000 articoli che da trent'anni continuiamo a implementare. Ma le catene che andavano una volta, ora vanno rispolverate. In questo momento si cerca una catena classica, il trend è basico, perché la gente vuole investire in qualcosa di conservativo. Penso alla lettera scritta da Giorgio Armani: focalizziamoci su due collezioni all'anno
In modo che la gente possa utilizzare i capi oggi come domani. Ecco, nella gioielleria dobbiamo ragionare allo stesso modo.

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