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Alberto Nardi: Il Valore del Gioielliere Vecchia Maniera

Storico gioielliere di Venezia, Nardi si riappropria di un concetto che punta sul rapporto interpersonale con il cliente e su un modello di negozio che "sottrae", spalancando le porte all'innovazione


Stimolo alla creatività, nuovi modelli di vendita, processo di digitalizzazione. Una gioielleria storica come Nardi su cosa punta in questo momento?
Abbiamo vissuto la crisi in maniera traumatica. Ma dall'altro lato ci siamo rimboccati le maniche per capire, in ottica futura, le possibilità di sviluppare e aggiustare il lavoro in attesa di una ripresa post Covid. E la creatività è stata, ed è, il nostro kick-off. Abbiamo ripreso un concetto importante per la gioielleria, ossia l'aspetto simbolico e talismanico del gioiello, che dovrebbe tornare a essere il vero punto di forza. Vogliamo riappropriarci di un valore non solo estetico e venale, ma dare alla gioielleria un nuovo significato, sviluppando una forte simbologia che veicoli il messaggio da dare. Un ambito al quale tutto il settore dovrebbe guardare. Penso che il gioiello abbia tante valenze e atout, in ottica di vendita e di dialogo. Negli ultimi anni ci siamo forse focalizzati su pochi aspetti, come carature e costi che però sono gli elementi meno preponderanti. 

In una Venezia che vive di monocultura turistica, come si reagisce alla "piazza vuota"? 
Al momento della riapertura del negozio ero emozionato come il primo giorno di scuola. Ho provato un'emozione quasi infantile, con la voglia di confrontarsi, di riprendere le abitudini, di riappropriarmi del quotidiano, anche in un contesto con una realtà radicalmente cambiata. La piazza vuota ti sconvolge in maniera drammatica da una parte, ma dall'altra ti fa capire la potenza della bellezza, la riporta al centro, facendoti riappropriare dei giusti volumi, dei suoni, e del valore della tradizione.

Un concetto, questo della tradizione, che spesso non dialoga con i nuovi linguaggi tecnologici. Come si conciliano concretamente questi due aspetti, indispensabili quando si parla di gioielleria?
Ho sempre lavorato intorno al concetto e al vero significato di tradizione - dal latino traditio-onis ossia consegna, trasmissione - che per me non vuol dire rimanere fermo al passato, cosa che purtroppo vedo in tanti "negozi museo". Il mio concetto di negozio moderno va a togliere, a sottrarre. Riporta al centro il valore del gioiello e proietta le cose del passato verso il futuro. Voglio che l'innovazione, e le tecniche di innovazione, entrino anche nel mio concetto di negozio. 

Qual è il suo modello di gioielleria moderna?
Non voglio una vecchia gioielleria, ma un nuovo modello di negozio che guarda al futuro, al contemporaneo. Un negozio che non faccia cose perché si sono sempre fatte così, ma che prenda quanto di buono può dare il passato, rivedendolo in ottica futura. A questo deve ovviamente rispondere un'attività di comunicazione e decisi interventi digitali. Al momento stiamo infatti facendo un restyling al sito che sarà un po' il nostro biglietto da visita, attuale e moderno. Servirà per incentivare le vendite e per dare un'immagine che sia coerente con quello che vogliamo trasmettere. Il tutto sempre in maniera elegante perché ritengo che la coerenza sia sempre l'aspetto più importante per un'azienda, dal gioiello al sito, alle immagini, al modo in cui ti relazioni con il cliente. Non ci devono essere note stonate, ma sempre una sintonia affinché non si rovini il fascino nell'acquisto di un gioiello. Non è sufficiente dire "ora voglio vendere", perché se non c'è la clientela, non hai un bel sito, non basta la voglia di vendere. Serve qualcosa di cerebrale, servono dei passi positivi. 

Quanto conta la "piazza", in questo caso mi riferisco ovviamente alla sua città, Venezia?
Riprendendo quando dicevo prima, anche il modo in cui la città si "offre" al visitatore è fondamentale. Se viene accolto male, ne risente tutta l'atmosfera, anche se l'attitudine della persona è positiva. Una realtà di eccellenza in un contesto di manchevolezze viene a soffrire, ma questo è un discorso che si potrebbe applicare a tutto il sistema italia. Venezia è un'eccellenza in negativo, con un centro storico depauperato di ogni significato, diventato mescita di street food a basso costo. Abbiamo svenduto le nostre eccellenze, tolto contenuti, e abbiamo dato una rappresentanza falsa di una gloria del passato. Occorre ridare un significato ai centri storici, che vada al di là della monocultura turistica, e consideri le persone come visitatori, non come turisti. Non mi interessa la provenienza, ma il rapporto che instauro con loro. La nostra realtà è particolare e io ho fatto una scelta molto manichea: voglio fare il gioielliere alla vecchia maniera, mentre oggi il 90% dei negozi che vediamo è rivenditore. 

Qual è l'aspetto più importante nella vendita di un gioiello?
Tornare al rapporto interpersonale con la clientela. Il gioielliere deve essere un amico, un confidente che dà consigli seri. Bisogna tornare alle competenze, con persone in grado di sviluppare anche relazioni di amicizia con il cliente. È un modello antico che risale ai primi del '90, ma che va letto in chiave moderna, attraverso l'uso dei social e di tutti gli strumenti oggi a nostra disposizione. Se entri in una boutique e vieni accolto con il tuo nome, con il titolare che sa i tuoi gusti, ti senti di far parte di un ingranaggio. Ho sempre sperato che questo approccio potesse tornare, pur in piccoli numeri. Poi c'è anche una questione legata al gioiello che deve svecchiarsi e fare uno sforzo ulteriore per essere ad appannaggio di generazioni più giovani. Purtroppo ci siamo seduti su modelli che appartenevano al passato. Ma ora dobbiamo ridargli contenuto e ricordarci che ha una forza incredibile rispetto a un telefonino. Rimane certo una forma di capitalizzazione, ma non è questo l'aspetto fondamentale. È importante che venga tramandato e che i giovani ne colgano questo valore. Le faccio un esempio. Io porto sempre con me una piccola scultura d'avorio che mi regalò mio nonno. Un bottone giapponese in avorio che per me ha un valore enorme per il suo significato intrinseco. È come un talismano, se non lo metto in tasca sento che mi manca qualcosa. Ecco, considerato il momento che stiamo vivendo, mi piacerebbe proporre il concetto di anello-talismano da uomo, dandogli proprio questa chiave di forza, che nel momento in cui stiamo soffrendo ci sta. 

A livello di produzione, come concilia il pezzo unico alla necessità di una collezione continuativa?
Abbiamo una produzione che segue concetti "di collezione", che riproduciamo e integriamo con gioielli sempre in produzione. Ogni anno aggiungiamo però idee e pezzi nuovi, perché sono molto celebrale e ho bisogno di avere sempre qualcosa di fresco. Per quanto riguarda l'aspetto più giovanile, tempo fa ho introdotto la linea "Mia Nardi", che ha uno stile floreale e viene realizzata a Firenze. È un concetto di gioiello prêt-à-porter in oro, smalti e pietre che va vissuto come accessorio di lusso per una donna indipendente. Per quanto riguarda i pezzi unici invece,  produciamo piccole opere d'arte in occasione della Brafa Art Fair di Bruxelles. La gioielleria intesa nella sua accezione di "alta gioielleria" non mi appartiene. Noi facciamo prevalentemente pezzi unici e poi sviluppiamo delle linee Nardi più classiche, che sono elaborazioni di modelli stilistici legati alla città di Venezia, intesi come souvenir di lusso. Dalla maschera alla gondola, voglio che siano vissuti come trait d'union tra l'esperienza e il momento piacevole nella località amata. Poi ci sono sempre le tematiche legate a concetti più cerebrali e culturali, con spunti che arrivano per esempio dalle tessere musive in smalti policromi della Basilica di Torcello, e da lì sviluppiamo la collezione con tessere di pavimentazione che io chiamo mosaico. Infine le famose spille Moretto di Nardi, che dal dopoguerra sono ancora oggi le più conosciute sul mercato (se non so fatte o firmate da noi, le aste le indicano con la dicitura "in the style of..."). Oggi è un po' limitante per via del "politically correct", per cui credo che in futuro continuerò a produrli ma in maniera diversa. Considerando la sensibilità di oggi, adotterò un approccio diverso che sarà circoscritto alla pura estetica.

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