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THE TALK: Un Black Out che Darà Nuovo Valore al Gioiello

Per Alessia Crivelli, il comparto ora non può ragionare in termini di vendita, ma deve ritrovarsi intorno al vero significato della gioielleria, andato perduto


Lei è Alessia Crivelli e il suo cognome non può che riportarci al mondo dei diamanti. Oggi Alessia, Managing Director dell'azienda di famiglia, Crivelli appunto, è anche Presidente della Fondazione Mani Intelligenti che, sul territorio Valenzano, è riuscita a mettere insieme le aziende del comparto per stimolare lo sviluppo di una rinnovata cooperazione tra aziende ed enti di formazione. L'abbiamo raggiunta in questi giorni di piena emergenza Covid-19 partendo proprio da qui, per capire cosa smuove tutto ciò nella testa di una solida, giovane imprenditrice che, dall'oggi al domani, si ritrova a fare i conti con una realtà inaspettata, una sfida non facile da gestire, ma che può invece essere la molla per ribaltare, positivamente, il punto di osservazione.

«È un po' come il concetto delle radici più solide di un albero, che lo aiutano a non spezzarsi. Ho la sensazione che cambieranno molte cose perché l'assetto deve essere rivisto e deve entrare in gioco la capacità di rimettersi in discussione.  Questa emergenza sanitaria ha completamente stravolto il punto di osservazione. Con i negozi serrati, non possiamo più ragionare in un'ottica di vendita, il cliente finale ha altri pensieri che comprare un gioiello. Allora come possiamo reinventarci per mantenere viva la nostra immagine, e quanto di bello produciamo? Possiamo sfruttare questo momento di stop per raccontare il gioiello attraverso le sue storie, per riscoprire quello che era, ed è, il suo valore intrinseco. Da dove nascono le pietre? Perché la gioielleria ha un valore così alto? Non è solo questione di lusso. Il gioiello deve essere riscoperto attraverso la narrazione, perché d'ora in avanti il valore di un oggetto non sarà più legato alla soddisfazione di uno sfizio o alla celebrazione di un evento, ma avrà un valore diverso, qualcosa di meraviglioso. E da parte nostra questa diversa prospettiva ci offre la possibilità di lavorare molto sulla comunicazione, che mai come ora non deve fermarsi. Dobbiamo viverlo come un nuovo momento di riflessione perché se il gioiello è sempre stato sinonimo di lusso e vanità, perché non cogliere un aspetto che non volevamo più vedere? Il gioiello è passione, è arte, cultura,  è tradizione, abilità, maestria. Ecco, mi piacerebbe che si ripartisse da qui».
Quindi si parla di momento di riflessione, del ruolo fondamentale della comunicazione, della riscoperta del valore reale di un gioiello, di un ribaltamento di logiche di business che devono guardare agli acquisti e non più solo alle vendite. Ma siamo pronti a entrare in questa nuova logica che tutto cambierà?

« Spero che le cose cambiano anche nel nostro comparto e che diventi più familiare. La fiera (Vicenzaoro, ndr) ha visto giusto organizzando eventi legati al territorio, organizzare qualcosa di sentito non solo per area di business. Certo, per noi è lavoro e ciascuno deve farsi i suoi conti, ma ora bisogna fare i conti per qualcosa che ha veramente valore. Bisogna lavorare in maniera sistemica non solo per la formazione, rivedendo le varie strutture che abbiamo creato. Rivedere come abbiamo gestito gli acquisti tutte queste pietre. Rivedere l'etica, la solidarietà. È un momento di estrema, fortissima riflessione interna.

Abbiamo tutti una passione per questo lavoro straordinario, ma l'abbiamo dimenticata e dobbiamo risvegliarla.

Se siamo pronti ad accettare che sarà tutto diverso, e disposti a cambiare le carte in tavola, trovo sia un'occasione straordinaria. Il lavoro non deve più farsi solo sulle vendite. Certo, da imprenditrice non posso non considerare l'aspetto economico, ma la tutela dei miei dipendenti rimane prioritaria. Congeliamo tutte le spese che ci sono. Lo Stato mi aiuta a pagare i dipendenti e io mi occupo a pagare le tasse, ma non prima di aver dato da mangiare ai miei dipendenti e saldato i miei fornitori. E per fare questo ribaltamento ho bisogno che lo Stato sia con noi. Il motore Italia funziona, se rallenta può farlo ripartire, ma se si ferma c'è il rischio è alto. Dobbiamo fare ripartire la macchina Italia che stava lavorando bene. Il motore non è rotto, funziona e l'Italia c'è e ci sarà. Forse a regime più basso, ma sano». 


Parliamo di ripartenza senza avere ancora un orizzonte chiaro in termini di tempi e modi.

«Siamo freezati e ora, come comparto, dobbiamo utilizzare tutte le risorse a nostra disposizione. Capire quali sono le spese effettive e quelle superflue. Le PMI stanno annegando e questo non è giusto. C'è bisogno di un sistema e tenere alta l'attenzione, partendo dal presupposto che il nostro non è un bene di prima necessità, anzi è diventato un bene rifugio perché la gente vende tutto quello visto il momento di crisi. Il problema con il punto vendita è legato alla paura perché davanti hanno l'ignoto. Ma la problematica è mondiale, non italiana che oltretutto riprenderà prima e questo porterà alcuni vantaggi». La parola chiave? «Aiuto reciproco con la coscienza di quello che si fa. Ne usciremo solo se siamo tutti uniti, l'individualismo ora non vince. Le aziende hanno problemi di logistica del fermo. La ripartenza può essere legata solo lanciando nuove iniziative». Un commento sul decreto Cura Italia. «Si sono un po' persi, ma non me la sento di giudicare perché nessuno prima d'ora si era mai trovato in questa situazione. Quindi da un parte mi sento tutelata perché le decisioni sono prese in maniera pragmatica e non di impulso. Se avessero chiuso tutto dall'oggi al domani sarebbe scoppiata una rivolta. Noi non siamo la Cina. Noi siamo l'Italia, il Paese degli artisti, dei poeti, delle meraviglie e dei furbetti.. Lo Stato ci deve aiutare a ridurre i tempi, i morti e a farci ripartire. Tutto quello che c'è da fare è in risposta a un bisogno immediato e reale. Ci vogliono decreti facili e immediati, noi che siamo imbrigliati nella nostra stessa burocrazia e non siamo abituati ad avere linee rette. Abbiamo sì il tempo per ragionare su come migliorare la nostra vita, ma non ce lo abbiamo per procrastinare questa situazione». Se da una parte il governo fa la sua parte, anche voi aziende del comparto avete un compito molto importante e sfidante. «Sì, avere cose belle da ascoltare e da vedere è ora più che mai un bisogno reale e questo è il nostro compito. Facciamole vedere e teniamo viva la comunicazione. C'è una parte buona in tutto questo. Basta rimanere lucidi».

 

- Data fondazione: 1970 (circa)
- Numero dipendenti: 68
- Mercati di Riferimento: Italia, Europa, Sud Est Asiatico, Russia, America, Sud America 
- Export % : 65%
- Dati ultimo bilancio 2019:  EURO 78ml
- Punti vendita Italia: 200 Italia
- Punti vendita estero: 200 estero (circa)


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