THE TALK Prepararsi alla Ripresa

In un momento in cui tutto sembra congelato, Barbara Biffoli, designer romana del omonimo marchio di gioielli, si focalizza sulla ricerca e pensa a nuove strategie per il futuro


Come sta proseguendo la sua attività, in questo momento così delicato? 
La mia è una piccola realtà artigianale, principalmente legata al territorio di Roma, dove sviluppa l’85% del fatturato. Rispettando le direttive nazionali, ho chiuso il mio showroom dove vendo il “pronto”, mentre il sito internet dedicato al solo e-commerce è ancora operativo e riusciamo a gestire gli ordini in smartworking. La mia futura produzione e anche gli ordini dei clienti (sia da showroom che da e-commerce) sono legati all’attività dei laboratori tutti italiani, che, come da direttive, sono chiusi, quindi non riesco al momento a sviluppare le prossime collezioni nei tempi previsti.

In conformità a questa inattività forzata, quali sono le iniziative che ha intrapreso? 
Mi sto concentrando sulla ricerca, lo studio dei materiali, della storia del gioiello. Per ora stiamo attendendo gli sviluppi della crisi, che speriamo rientri in pochi mesi, la nostra inattività è di poche settimane e abbiamo deciso di non intraprendere alcuna iniziativa, se non rispettare le direttive nazionali. Per il futuro prevedo in primis una ricerca di nuove fonti di approvvigionamento altamente qualificate, e l’approccio a nuovi mercati (cosa che avevamo già in essere e che avremmo dovuto sviluppare proprio in questo periodo su città come New York e Los Angeles).

Che cosa vi preoccupa di più per ciò che avverrà?
La preoccupazione è quella di tutti. Non si tratta di una crisi nazionale come quella del 1992, né tantomeno come quella del 2008 negli USA, che a cascata procurò danni anche in Europa. Si presuppone che una crisi globale dovuta a una pandemia possa avere degli effetti a catena, ma faccio difficoltà a prevedere l’effetto che avrà sul mio lavoro. 

E in generale come prevede che le cose si evolveranno?
Il ciclo produttivo, nell’interrompersi, produrrà nel medio/breve termine problemi di riorganizzazione. Le imprese nell’immediato dovranno obtorto collo licenziare parte del personale, riducendo quindi la propria produzione. Solo quando si stabilizzerà il mercato, si potrà riprendere positivamente a lavorare, per ora bisognerà solamente rimanere in piedi, ma essere pronti per la ripresa. Quando il mercato darà i primi segni di vitalità, noi dovremo essere pronti, i creativi avranno un ruolo fondamentale nella ripresa, dovranno dare fondo alle loro risorse immagazzinate preventivamente per sopperire alla nuova e sperata richiesta dei clienti.

Fare sistema può essere, oggi più che mai, un punto di forza: qualche idea a riguardo? 
Sicuramente, ma con gente competente ed esperta nel settore. Fare sistema può essere faticoso, alcuni potrebbero vedere risultati prima di altri e questo indurrebbe al malumore, ma il tempo ha sempre dato ragione a chi ci ha investito.

Confindustria Moda Toscana ha proposto un patto tra le imprese, una filiera anti-coronavirus. Pensa possa funzionare anche per il comparto orafo? 
Ogni iniziativa è ben accetta, produce riflessioni, studi, dibattiti, che possono solo essere di aiuto per trovare eventuali nuove soluzioni. È vero che siamo principalmente un popolo di individualisti ma se iniziamo a comprendere che la condivisione può essere sinonimo di arricchimento, potremo fare un passo avanti.

Commento su decreto Cura Italia.
No, attendiamo dai nostri professionisti una relazione sull’impatto specifico con la nostra realtà produttiva di settore.

Come è cambiata la comunicazione durante la pandemia?
Smartworking, social media, app dedicate, videocall, dirette streaming, ci stanno permettendo di rimanere in contatto con i fornitori, clienti, collaboratori, dandoci modo di lavorare da remoto anche con altri designer, con i quali poter scambiare le proprie impressioni ed esperienze. Sicuramente questa pandemia produrrà in Italia, non ancora in linea con i paesi leader mondiali per digitalizzazione, una maggior presa di coscienza di quanto possa essere importante, in ogni angolo remoto del nostro territorio, essere connessi con il mondo, di cui siamo cittadini a prescindere dal paese di origine.

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