Viaggio nel Mondo Del Bijoux

La retrospettiva che la Triennale di Milano ha dedicato a Giovanni Gastel sui gioielli della fantasia, è stata un’occasione per ricordare il ruolo dei bijoux. Lo spiega Deanna Farneti Cera


  • Deanna Farneti Cera

    Deanna Farneti Cera

«Il bijou è e sarà sempre e solo legato alla moda. Prima viene la moda, che detta gli input, poi viene il bijou, che li interpreta». Non usa mezzi termini Deanna Farneti Cera, voce autorevole a livello mondiale della costume jewelry, storica e autrice di numerosi libri sul tema. E anche curatrice della piccola, ma esaustiva, retrospettiva "Giovanni Gastel. I gioielli della fantasia", venti immagini realizzate all'inizio degli anni Novanta dal grande fotografo su commissione della Daniel Swarovski Corporation, che sono state in mostra alla Triennale di Milano, fino allo scorso 13 marzo 2022. Un viaggio nella sfera dei bijoux vistosi, estrosi, che diventano pretesto per travestimenti paradossali, giochi creativi, metamorfosi inaspettate quando si fondono con il corpo che li "ospita", e, proprio per questo, rappresentano un segno di distinzione, un timbro di unicità, uno strumento di riconoscimento. Concetti che, ben espressi trent'anni fa da Giovanni Gastel attraverso le sue fotografie, oggi sono tornati di grande attualità. L'impatto espressivo del bijou, contrariamente a quello del gioiello, più classico e tradizionale, viene misurato dal suo legame con "il sistema moda", e non dal suo essere manifestazione di un brand. Come sottolinea Deanna Farneti Cera, «oggi il bijou sta vivendo un momento di forte espansione perché è un mezzo per distinguersi, per non sentirsi omologati in certi schemi estetici». Un concetto condiviso da Cristina e Francesca De Liguoro, designer dello storico marchio fondato dal padre Gianni De Liguoro sessant'anni fa, con il loro nuovo progetto "Faces", «facce e sfaccettature che interpretano i desideri di chi vuole sentirsi fluido nella società contemporanea per non rinunciare alla propria vera identità». Il bijou è sinonimo di libertà creativa, stilistica, espressiva, come spiega Bianca Cappello, storica e critica del gioiello, «tutto questo anche alla luce di una nuova valutazione oltre il gender che permette di estenderne l'uso a un pubblico sempre più ampio». Non sorprende, quindi, la modernità intrinseca del bijou. «L’utilizzo di materiali insoliti, di prospettive e geometrie quasi insolenti, di guizzi di colore inusuali sono i must per renderlo contemporaneo», raccontano le De Liguoro. Ma c'è un tema caldo, che il bijou condivide con il gioiello, quello della sostenibilità. «La catena produttiva, dal reperimento delle materie prime alla consapevolezza del consumatore finale, è molto lunga e con criticità», spiega Bianca Cappello. «Oggi c'è una legislazione più ferrea, le aziende italiane, spesso di medie e piccole dimensioni e a gestione familiare, sono molto attente». Cominciare dalla materia prima, secondo Deanna Farneti Cera, per arrivare a un bijou «sostenibile, realizzato con bottoni usati, semi e foglie secche, ma anche materiali d'epoca recuperati e rigenerati, per evitare gli sprechi». Mentre le De Liguoro, che scelgono packaging in carta riciclata, affermano che «chi acquista un bijou di qualità sa che questo rimarrà bello e indossabile per molti anni, evitando così l’effetto "usa e getta"».

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