THE TALK: Verga Ripartire dai consumatori locali

Una visione piena di speranza e ottimismo quella di Umberto Verga, Presidente della Luigi Verga s.r.l., che vede questa esperienza estrema come un’occasione per ripensare le nostre abitudini quotidiane


Voglio essere positivo, e come primo input sulla situazione estrema che stiamo vivendo, riporto la voce di un collega di Hong Kong: pare che nell’ultima settimana, da che hanno riaperto i negozi, abbiano fatto il fatturato di un mese. Il mio pensiero è quindi che, una volta chiuso questo capitolo drammatico della quarantena, diciamo verso fine aprile - purtroppo credo che il 3 aprile, la data fissata con il decreto, sarà una scadenza che verrà posticipata – tutto ripartirà molto velocemente, anche più di quello che possiamo immaginare ora. Non credo che a cambiare sarà il nostro modo di fare business, perché il settore del lusso segue percorsi fuori dall’ordinario, e non verrà certo attaccato da questa tipologia di crisi. Credo però che noi negozianti saremo più attenti a privilegiare il cliente locale. E’ la dura lezione che ci sta insegnando questa esperienza al limite: guardare più verso quello che ci sta vicino, piuttosto che aspettare e desiderare ciò che viene da lontano. Se infatti prima si considerava lo straniero il nuovo “eldorado”, portato da una globalizzazione estrema e totale, dopo non sarà così, anzi. Anche perché per almeno uno o due anni non sarà così facile viaggiare. Il coronavirus ci lascerà di certo nuove abitudini, chiamiamole più di rispetto degli altri che di igiene: nei negozi, diventerà abitudine avere delle mascherine o il gel igienizzante da offrire al cliente dopo lo scambio di mani. Faremo insomma un po’ più di attenzione ai comportamenti interpersonali. 

La mia vera preoccupazione, almeno quella iniziale, non è stata per il fatturato mancato. Certo, dobbiamo mettere in conto un blocco totale degli incassi di almeno 2 mesi, che spero potremmo recuperare ad agosto, sempre se la città non si svuoterà. A preoccuparmi non è la mancata vendita di un Rolex o un Patek Philippe, quello che si sentirà sarà l’impoverimento di alcuni settori, quelli di primo prezzo, quali per esempio quello degli addetti alla ristorazione, all’hotellerie, all’abbigliamento, che stanno soffrendo in modo particolare, e quelli sì, saranno clienti in meno anche per noi. Per esempio, il tassista che in questi due mesi non ha fatto neanche una corsa, non le recupererà più, e ovviamente, sarà costretto a rinunciare a un acquisto, magari a quell’orologio che voleva da tempo. Nonostante tutto, ottimisti lo siamo, dobbiamo esserlo! Un effetto “positivo” sarà che finalmente, almeno questa è la mia speranza, i rapporti interpersonali saranno diversi, perché stiamo capendo cosa vuol dire non avere più il semplice contatto con l’altro, ed è una prostrazione cui non eravamo pronti. Ora ci sono venute a mancare cose anche semplici ma cui ormai eravamo abituati grazie, o a causa, della globalizzazione. 

In questi giorni, nei pochi momenti in cui mi concedo una passeggiata con il mio cane, osservo la mia Milano, vuota, silenziosa, e mi chiedo perché non ci si è mai interrogati su come evitare i moltissimi morti per asma, polmoniti, tumori dovuti all’inquinamento. Lo stop forzato degli spostamenti ha migliorato sensibilmente l’aria delle nostre città, e questo mi ha fatto fare una riflessione: il piccolo sforzo di ciascuno di noi, l’arte dell’arrangiarsi, del dovere fare per forza a meno di qualcosa sta portando dei benefici per tutti. Chissà che questa estremizzazione non ci costringa a riflettere che d’ora in avanti, rinunciando anche a una sola delle nostre abitudini o comodità, non si possa fare qualcosa di buono per tutti. 

Una ricetta per uscire dal tunnel? Le prime che devono fare il loro dovere sono le banche, devono aiutare i piccoli imprenditori che faranno fatica nell’immediato, e se questo non accadrà, tali soggetti non ripartiranno mai più, e verrà a mancare un intero segmento di consumatori, e prima ancora di imprenditori. Il decreto Cura Italia è decisamente uno strumento insufficiente. Dopo una iniziale confusione e mancanza di decisionismo vero nel prendere iniziative forti, devo dire che il Governo ha saputo gestire la situazione, reagendo in modo abbastanza tempestivo con provvedimenti anche molto impopolari, ma dal punto di vista economico, bisognerebbe avere più coraggio. E l’Europa, ha perso una grande occasione per dimostrarsi coesa e forte. 

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