Better Silver: Vocazione all’Ingegno

La chiusura di un anno complicato e le sfide per il futuro. Una conversazione con Paolo Bettinardi, AD di Better Silver, per capire le strategie di uno dei principali partner produttivi nel settore dell’argento



  • Paolo Bettinardi

    Paolo Bettinardi

Famoso per il vasto assortimento di catene, Better Silver è partner di importanti marchi di gioielli in argento. Abbiamo parlato di tecnologia e comunicazione con Paolo Bettinardi che, assieme ai suoi fratelli Anna e Andrea, è oggi al timone di un’azienda votata all’ingegno e all’innovazione.

Iniziamo parlando di mission e valori… Quanto è cambiata l’azienda in 40 anni di attività?
I valori sono gli stessi dell’inizio. Mio padre Romano, che oggi ricopre la carica di Presidente, lasciando più spazio gestionale a me e ai miei fratelli, è riuscito a trasferirci quello che è il DNA dell’azienda. I nostri tre pilastri sono famiglia, ingegno e coraggio. Il concetto di famiglia è visto in senso ampio e abbraccia uno spirito di lavoro legato sempre alla competenza, che non favorisce nepotismo. L’ingegno è un principio importantissimo, poiché solo con esso si può approfondire il tema dell’innovazione che altrimenti rimarrebbe sterile. Gli strumenti tecnologici vanno resi produttivi, vanno applicati alle esigenze di un’azienda, è qui che viene fuori l’ingegno delle persone che ci lavorano, quel fattore umano che fa sempre la differenza. Infine, il coraggio è un driver che ci guida in molte scelte: la capacità di rischiare, l’audacia di “buttare il cuore oltre l’ostacolo” per reinventarsi e investire in nuove sfide. 

I maggiori successi raggiunti negli ultimi 5 anni…
Ciò che oggi sta creando valore nell’azienda a livello sia di prodotto sia di mercato, è completamente diverso da cinque anni fa, questo la dice lunga sulla nostra volontà di cambiare pelle. Abbiamo realizzato una massiccia campagna di investimenti nel digitale e nell’innovazione tecnologica, inoltre la nostra visione del prodotto è in continua evoluzione.

Quanto è importante dunque la creatività?
C’è sicuramente una dose importante di creatività ma noi abbiamo un’anima industriale.
Qualsiasi prodotto deve essere replicabile in numeri importanti, altrimenti non riusciremmo a soddisfare le capacità produttive dei nostri clienti. Il concetto quindi deve essere sempre supportato dalla tecnologia.

Parliamo di digitalizzazione… 
È un macro obiettivo che ci eravamo prefissati già nel biennio 2018-19 e che ora si sta compiendo in pieno. La pandemia ha soltanto contribuito ad accelerarne i passaggi. È un processo che portiamo avanti a 360 gradi: dalla produzione che è supportata da strumenti digitali alla parte gestionale, che digitalizzata ci permette anche di usare meno carta, fino al marketing. Per esempio, abbiamo appena lanciato un nuovo sito che assicura un acquisto online all’avanguardia, per il nostro house brand Roma 1947, nato nel 2014 per avere una finestra anche sul consumatore finale.

E poi c’è la Virtual Room. In che modo quest’investimento digitale vi ha aiutato ad affrontare un anno difficile e come è andata?
Lavorando con 80 paesi nel mondo, avevamo bisogno di una piattaforma che facilitasse la comunicazione e il dialogo sia con i nostri collaboratori che non sono in azienda sia con i nostri clienti. All’interno della nostra sede, abbiamo allestito una stanza con un set e una tecnologia avanzata, per realizzare presentazioni molto dinamiche di prodotto e incontri one-to-one con i nostri clienti. 

Un bilancio per il 2020?
È stato un anno molto complicato, come per tutti. È partito molto bene nel primo bimestre, per poi stopparsi completamente nei mesi di marzo e aprile e riprendere un po’ tra maggio e giugno con gli ordini vecchi riconfermati. Ovviamente il tutto con una grande incertezza: c’era una preoccupazione sulla tenuta del sistema, ad aprile si pensava in maniera molto catastrofica a quello che poteva essere il futuro. La seconda parte dell’anno ha ricalcato quelle che potevano essere le performance del 2019. Nessuno, penso, sia riuscito a recuperare quello che ha perso nei mesi di chiusura, ma nonostante un segno meno per le performance, la struttura dell’azienda ha retto bene. Tutti i posti di lavoro sono stati salvaguardati e questo ci premeva molto. Il bilancio non è così negativo come previsto la primavera scorsa, abbiamo sfruttato questo momento, per lavorare sull’organizzazione e sull’analisi di mercato e rinnovare parte del management. Ne usciamo più forti da un punto di vista organizzativo e strategico, un po’ più afflitti nei numeri data la situazione che c’è stata. 

Una sfida ancora da vincere…
Le sfide che ci siamo preposti sono ambiziose. Puntiamo a un consolidamento di rapporto con i nostri top player, e avremo bisogno di ampliare gli spazi produttivi. Ci stiamo strutturando per lavorare al fianco dei nostri attuali e futuri clienti, e diventare il partner principale di supporto produttivo, industriale e tecnologico nel settore della gioielleria in argento.


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