La ricomparsa del rubino


La ricomparsa del rubino

‘Una goccia di sangue che esce dal cuore di Madre Terra’ è la definizione usata in Oriente per il rubino. Gli Indiani lo chiamano ‘Ratnanayaka’, il Signore delle pietre preziose, mentre per gli Indù era il Re di tutte le pietre preziose, al primo posto tra le gemme.

Sarebbe giusto dire che negli ultimi tempi il rubino sembrava essersi eclissato per via della straordinaria popolarità che ha riacquistato lo smeraldo. Il fenomeno è in gran parte dovuto all’approccio etico adottato per l’attività di estrazione dall’azienda Gemfields, che ha saputo rilanciare lo smeraldo come pietra colorata di prima scelta, dopo diversi anni di cattiva pubblicità riguardo a certi trattamenti segreti per rendere più intenso il colore delle pietre ed eliminare le inclusioni. L’assoluta trasparenza della Gemfields riguardo al percorso delle pietre dalla miniera al negozio ha portato ad un formidabile revival dello smeraldo, e la stessa cosa sta per succedere al rubino. A seguito dell’acquisizione del 75% della proprietà di una miniera di rubini in Mozambico, avvenuta nel febbraio del 2012, la Gemfields ha messo all’asta quasi 400 kg di rubini grezzi e l’azienda prevede che entro Natale la presenza dei rubini nei mercati dei gioielli di lusso sarà decisamente più marcata.

Il mercato globale è più che pronto per questa ripresa. I costosi rubini birmani, soprattutto quelli conosciuti come “sangue di piccione”, per via dell’intesità del loro colore, sono sempre più rari a causa della ridotta disponibilità a livello estrattivo ed anche a seguito dell’embargo imposto dagli USA che ha reso la scelta di questa pietra alquanto controversa. Storicamente il mercato cinese ha sempre apprezzato il rubino, visto che il colore rosso simboleggia ricchezza e gioia nella cultura di quel paese. Basti pensare che nelle fondamenta di alcuni edifici sono stati trovati dei rubini, messi lì perché portassero fortuna alle persone che vi abitavano. Nella cultura indiana il rubino è da sempre considerato il re delle gemme e di certo la pietra preferita di tante famiglie reali. Lo stesso succede in Europa, dove tanti re e regine hanno molto apprezzato questa meravigliosa pietra nel corso dei secoli, assegnando al rubino un posto d’onore su corone e collane, a segno della sua immensa ricchezza e importanza. Ciò nonostante negli ultimi anni il rubino non ha riscosso lo stesso successo degli smeraldi e degli zaffiri, forse perché non si intona bene con il colore della pelle delle popolazioni occidentali. Ma la Gemfields spera di cambiare la situazione. La gamma cromatica dei rubini trovati in Mozambico va da un rosso rosato, un colore che si addice anche alle pelli chiare, fino ad un rosso intenso che, secondo l’azienda, è paragonabile a quello del “sangue di piccione” delle pietre di provenienza birmana.

La Royal Collection di Cartier è un vero e proprio tributo a pietre eccezionali che sono protagoniste di gioielli meravigliosi e di cui viene dichiarato il paese di origine (cosa alquanto insolita tra i produttori di gioielli). I rubini sono presenti solo in sei pezzi su cento, a dimostrazione della loro estrema rarità. Tuttavia la collana Reine Makéda si distingue con decisione per la sua bellezza e rappresenta la raison d’être di tutta la collezione. Il design ricorda i gioielli africani tradizionali, in onore della zona dove è stato estratto il rubino centrale da 15,29 carati. Infatti si tratta di una collana aderente che copre in parte il collo per poi allargarsi fino a toccare le spalle, realizzata con fili di rubini e diamanti che richiamano i gioielli tribali. Come a contrastare il design elaborato della collana, un antico rubino birmano di oltre 10 carati proveniente dalla Valle di Mogok  è stato semplicemente incastonato su un anello, in modo da mostrare al mondo l’unicità del suo rosso intenso, straordinariamente diverso dai toni rosati dei rubini del Mozambico della collana Reine Makéda.

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Dior ha invece optato per un approccio del tutto diverso, utilizzando il rosso dei rubini come uno dei tanti colori della palette scelta dalla designer Victoire de Castellane. La sua collezione Archi Dior si discosta decisamente dalle rappresentazioni fantastiche degli ultimi tempi per riprendere le forme grafiche del New Look lanciato da Dior. Nel bracciale Ailée Diamant i rubini sono utilizzati come per dare una pennellata di colore. La parte superiore del polsino è tempestata di pietre rosa, blu e viola, per finire poi con un tocco di rosso, il tutto incorniciato da una serie di onde metalliche che si ripiegano e formano delle plissé, come se si trattasse di stoffa. In netto contrasto con la morbidezza del bracciale, nell’anello e negli orecchini Corolle Soir i rubini sono insolitamente incastonati con decisione lungo i bordi dei gioielli. Tagliati a baguette (un taglio di solito riservato ai diamanti), i rubini sprigionano un lampo di luce rossa sulle varie composizioni.

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"Corolle Sour Rubis" ring with diamonds and rubies in white gold from the ArchidDior collection by Dior "Corolle Sour Rubis" ring with diamonds and rubies in white gold from the ArchidDior collection by Dior

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"Corolle Sour Rubis" earring with diamonds and rubies in white gold from the ArchidDior collection by Dior. "Corolle Sour Rubis" earring with diamonds and rubies in white gold from the ArchidDior collection by Dior.

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Ruby and Diamond Tassel necklace from Graff Diamonds Ruby and Diamond Tassel necklace from Graff Diamonds

Anche la Graff Diamonds, conosciuta nel mondo per le magnifiche pietre  preziose che utilizza, spesso di grandi dimensioni, ha una sua storia che parla di rubini. Infatti il rubino della Valle di Mogok che acquistò per la prima volta nel 1988, e che è passato per l’azienda tre volte, è una pietra da 15,97 carati di provenienza birmana, mentre il Rubino Graff, con i suoi 8,62 carati, tagliato a cuscino, è generalmente considerato uno dei migliori rubini esistenti al mondo per via del suo intenso colore. Quest’anno la collezione Tassel rende omaggio a queste pietre straordinarie con un rubino centrale inserito su un ciondolo o in cima agli orecchini, per sottolineare la supremazia della pietra che viene però stemperata da una cascata di fili di rubini per formare la nappa che contraddistingue la collezione.

 

Graff-Diamonds_orecchini

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La collezione Red Carpet di Chopard sembra essere una continuazione più capricciosa di questo stile. Un’incantevole collana con diamanti e rubini disposti a forma di fiore è una delle stelle della collezione, mentre un choker con diamanti e rubini a forma di cuore si fa notare per le sue 19 pietre rosso sangue perfettamente abbinate e tagliate a cuore. Si tratta di un misto di gotico e fiabesco che non passa inosservato. Un altro pezzo di punta della collezione è senz’altro il rubino birmano naturale da 11,15 carati montato semplicemente su un anello con pavé e fascia di diamanti, come a voler sottolineare la riverenza con cui va trattata questa pietra straordinaria.

 

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Quello che sembra evidente a giudicare dalle collezioni di quest’anno, è che la disponibilità di rubini a livello mondiale è estremamente limitata. Le pietre più piccole di qualità inferiore vengono tagliate a cabochon e utilizzate come perline, mentre alle pietre eccezionali e più rare vegono dati lo spazio e la posizione che meritano. Il nostro consiglio è di tenere gli occhi aperti perché le cose stanno per cambiare ed i rubini torneranno alla ribalta da veri e propri protagonisti •

 

di Jessica Diamond


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