Celebrando Casa Codognato
Assouline dedica una monografia alla dinastia veneziana degli orafi
«Rimarremo fedeli all'eredità di mio padre, di mio nonno e del mio bisnonno. L'ispirazione dell'arte e dell'alchimia, la collaborazione con gli artigiani della regione che creano questi pezzi incredibili e la discrezione per cui siamo conosciuti: tutto questo rimarrà. Allo stesso tempo stiamo guardando al futuro e siamo lieti che Francesca Amfitheatrof sia entrata a far parte di Codognato come responsabile della creatività in questa fase di transizione. Ha trascorso molto tempo con nostro padre, ha incontrato i suoi artigiani e siamo entusiasti di lanciare alcuni nuovi pezzi speciali nel 2024 che crediamo piaceranno alla nostra clientela e allo stesso tempo introdurranno il mondo di Codognato a un nuovo pubblico…». Nelle parole di Mario Codognato, a poche settimane dalla scomparsa del padre Attilio, c'è la consapevolezza di un'eredità importante da preservare, ma anche da coltivare per tramandarla più forte alla prossima generazione, la sesta. La storia della dinastia di gioiellieri Codognato inizia nel 1866, quando un giovanissimo Simeone, a soli 22 anni, intraprende il mestiere di mercante di antiquariato, dipinti e oggetti d'arte. Per la bottega sceglie un indirizzo strategico, nel cuore di Venezia, San Marco 1295, là dove poco dopo inizia a proporre una propria linea di gioielli e dove ancora oggi le vetrine sfolgoranti di monili a dir poco eccentrici attirano un pubblico colto, raffinato, internazionale. L'anno dopo Venezia viene annessa all'Italia, e per l'ex Serenissima inizia un periodo di grande fulgore. Nel 1895 si tiene la prima Biennale d'Arte Moderna, e nel 1897 Attilio succede al padre Simeone, guidato da un'ispirazione che lo porta a seguire l'allora nascente Oreficeria Archeologica Italiana. Sono gli anni dei grandi ritrovamenti archeologici in Etruria e dei maestri orafi Castellani di Roma e Giuliano di Napoli, pionieri di un'arte che attinge i suoi modelli creativi dal passato. Attilio Codognato non è da meno. Apprende la "lezione" e crea un suo stile, in cui si mischiano tecniche e cultura bizantina, romana e rinascimentale, fra orecchìni e anelli a teschio, spille moretto, bracciali serpente, camei antichi. Il 1910 è l'anno della consacrazione ufficiale: Attilio è nominato primo orafo della Basilica di San Marco. Nel 1928 gli succede il figlio Mario, e nel 1958 il testimone passa al suo erede, Attilio, scomparso appunto nell'autunno del 2023. Cambiano le epoche, le mode, ma nel mentre la bottega in San Marco 1295 è sempre rimasta il punto di riferimento e di ritrovo del jet set, in un tourbillon di personalità di ieri e di oggi, habitué di questo "salotto" di bellezza e acquirenti di veri capolavori: se nel periodo della Fin de Siecle erano teste coronate di mezza Europa, scrittori e artisti quali Eugene Boudin e Jean Cocteau, negli anni Cinquanta approdano qui Gabrielle Chanel, Jacqueline Kennedy e Liz Taylor, fino ai recenti addicted Larry Gagosian, Elton John e Maria Grazia Chiuri. Il medesimo excursus storico, di vita familiare e creativa, si ripercorre nella monografia che Assouline ha di recente dedicato alla dinastia di orafi veneziani. Serpenti, camei, teschi e tutte le memorabilia firmate in oltre 150 anni di storia sono lì da ammirare, riflesso di quello spirito che da sempre anima Casa Codognato, e che il padre di Mario riassumeva così: «Io amo solo l'eccesso. Senza eccesso, la bellezza non può esistere».
The monography Codognato Masterpiece, Legends Collection, published by Assouline