Marco Panconesi: Un Nuovo Concetto di Divertimento
DNA italiano e mente progressista per Marco Panconesi, giovane designer che scardina il concetto della gioielleria, partendo proprio dalla sua essenza più tradizionale. I suoi tre valori fondamentali? Divertimento, movimento e “famiglia”
Il potere ancestrale di gemme naturali abbinato al tocco modernista dello smalto, tecniche artigianali di alta gioielleria per creare forme scultoree intelligenti che interagiscono con il corpo e - cosa non trascurabile – a prezzi democratici: i gioielli di Marco Panconesi parlano a un pubblico vasto ma dal gusto raffinato. Il loro linguaggio, infatti, si spinge ben oltre i confini tradizionali, pur rimanendo in qualche modo legato all’arte e alla cultura classiche. Fiorentino, classe 1989, vive a Parigi, dove, prima di lanciare Panconesi, suo omonimo marchio di gioielli, ha lavorato presso gli uffici stile di importanti marchi di moda, come Givenchy e Balenciaga. «La decisione di lanciare il mio marchio nasce dal mio costante desiderio di esprimermi in modo creativo», ci spiega, in occasione del lancio della sua terza collezione per il prossimo A/I 2020. «È arrivata in un momento in cui ero alla ricerca di nuovi modi per raccontare la modernità attraverso il mio lavoro. Dopo aver lavorato in diversi grandi atelier, ho sentito di avere il potenziale per trasformare la mia vision in qualcosa di tangibile».
Così, nel 2019, Marco ha creato una gioielleria “cinetica” in cui elementi di gioco e tecniche innovative si fondono all’artigianalità italiana. «Si tratta di essere sperimentali, senza prendersi troppo sul serio. È un modo per comunicare emozioni, attraverso l’uso dei colori e delle trame. In molti pezzi, sperimento l’abbinamento di materiali naturali e artificiali, come pietre semi-preziose e smalti - creando un oggetto ibrido di terzo stato. Inoltre, esploro i modi in cui i gioielli possano esprimere movimento sul corpo. Ogni pezzo è progettato per essere trasformato da chi lo indossa, in base all'umore e all'occasione. I cerchi Upside Down, ad esempio, possono essere indossati come cerchi classici, oppure possono essere ruotati attorno all'orecchio per creare qualcosa di un po’ più particolare». In questo modo, il corpo umano diventa uno sconfinato campo di progettazione per dar vita a nuovi modi di indossare i gioielli, ma il talento di Marco passa anche attraverso i processi di produzione, in cui abbina tecniche innovative a un approccio intuitivo. «Ogni creazione è unica, e ogni pezzo è costruito e studiato nel dettaglio. L'approccio è molto spontaneo. In un certo senso, mi considero un archeologo o un alchimista. Sono sempre alla ricerca di modi interessanti per sfidare le tecniche tradizionali, fondendole in qualcosa di moderno. Di solito, inizio realizzando a mano un prototipo in 3D - utilizzando la stampa a cera persa - per dare forma all'idea, poi lo affido a laboratori a conduzione familiare in Italia per la realizzazione del gioiello. Gli artigiani con cui collaboro sono molto abili e sono i miei critici più esigenti. È il processo di collaborazione che mi interessa. A volte nessuno di noi sa se si può effettivamente fare qualcosa, ma siamo sempre pronti a provarci». Esiste, infatti, un legame imprescindibile tra il designer, l’Italia e il suo team, legame che chiama con il termine italiano “Famiglia": «È una parola che va oltre il linguaggio della gioielleria. Dirlo in italiano significa esprimere il rispetto per le nostre radici e la volontà di costruire una costellazione di collaboratori - dai nostri fornitori ai clienti - che condividano idee ed emozioni comuni. Si tratta di lavorare con persone di cui ti fidi e con cui, prima di tutto, ti diverti».
Così, nel 2019, Marco ha creato una gioielleria “cinetica” in cui elementi di gioco e tecniche innovative si fondono all’artigianalità italiana. «Si tratta di essere sperimentali, senza prendersi troppo sul serio. È un modo per comunicare emozioni, attraverso l’uso dei colori e delle trame. In molti pezzi, sperimento l’abbinamento di materiali naturali e artificiali, come pietre semi-preziose e smalti - creando un oggetto ibrido di terzo stato. Inoltre, esploro i modi in cui i gioielli possano esprimere movimento sul corpo. Ogni pezzo è progettato per essere trasformato da chi lo indossa, in base all'umore e all'occasione. I cerchi Upside Down, ad esempio, possono essere indossati come cerchi classici, oppure possono essere ruotati attorno all'orecchio per creare qualcosa di un po’ più particolare». In questo modo, il corpo umano diventa uno sconfinato campo di progettazione per dar vita a nuovi modi di indossare i gioielli, ma il talento di Marco passa anche attraverso i processi di produzione, in cui abbina tecniche innovative a un approccio intuitivo. «Ogni creazione è unica, e ogni pezzo è costruito e studiato nel dettaglio. L'approccio è molto spontaneo. In un certo senso, mi considero un archeologo o un alchimista. Sono sempre alla ricerca di modi interessanti per sfidare le tecniche tradizionali, fondendole in qualcosa di moderno. Di solito, inizio realizzando a mano un prototipo in 3D - utilizzando la stampa a cera persa - per dare forma all'idea, poi lo affido a laboratori a conduzione familiare in Italia per la realizzazione del gioiello. Gli artigiani con cui collaboro sono molto abili e sono i miei critici più esigenti. È il processo di collaborazione che mi interessa. A volte nessuno di noi sa se si può effettivamente fare qualcosa, ma siamo sempre pronti a provarci». Esiste, infatti, un legame imprescindibile tra il designer, l’Italia e il suo team, legame che chiama con il termine italiano “Famiglia": «È una parola che va oltre il linguaggio della gioielleria. Dirlo in italiano significa esprimere il rispetto per le nostre radici e la volontà di costruire una costellazione di collaboratori - dai nostri fornitori ai clienti - che condividano idee ed emozioni comuni. Si tratta di lavorare con persone di cui ti fidi e con cui, prima di tutto, ti diverti».