Africa: the New Dreamer


Negli ultimi mesi del 2019 l'attenzione dei media internazionali nei confronti del mercato africano è stata più alta di sempre. Partiamo da settembre, con il premio Young Fashion Designer di LVMH che va al giovane designer sudafricano Thebe Magugu. Nato e cresciuto nella cittadina mineraria Kimberley, conosciuta per avere dato il nome al primo accordo di trasparenza per prevenire i "conflict diamonds", Thebe è il primo africano a ottenere tale riconoscimento, grazie a una collezione nata ispirandosi alle donne del suo Paese: «Sono cresciuto circondato da donne e ho voluto un brand africano in tutto, ma che aprisse un dialogo con una platea internazionale», ha rilasciato Thebe al T Magazine. E se la moda africana atterra con successo a Parigi, quello della tecnologia digitale continua la sua evoluzione con un accordo tra l'Etiopia e il gruppo cinese Alibaba, sul fronte dell'alta gioielleria made in Africa lo scenario è ancora incerto. Eloquente un intervento di Jonathan Rosenthal, corrispondente in Africa per The Economist, che sottolinea quanto nonostante i consumatori stiano iniziando ad apprezzare il gusto e lo stile africano non solo per la fashion jewelry, ma anche per l'alta gioielleria, l'industria locale dell'alto di gamma non è ancora pronta per fare networking e creare un hub di competenze e infrastrutture. Conferma che arriva anche dalla jewelry designer Satta Matturi, nata in Sierra Leone e cresciuta a Londra: «Credo che l'Africa rappresenti una grande fonte di ispirazione per qualsiasi forma d'arte e di design, ma nella gioielleria è la carenza di servizi e di competenze il problema che mi porta a farli realizzare altrove, anche se vorrei fossero lavorati in Africa. Ci sono moltissimi brand africani sul mercato, ma la maggior parte opera nel segmento della fashion jewelry, non nell'alta gioielleria. E, di conseguenza, il pubblico africano ancora predilige un gioiello firmato da maison europee. Stiamo tuttavia assistendo a un risveglio del ceto medio, che sta iniziando a riconoscere sempre di più il valore del proprio background culturale, dalla musica alla moda, e questo atteggiamento si sta lentamente proiettando anche nell'alta gioielleria». Con la stessa visione anche la "collega" Vania Leles, nata in Guinea Bissau e cresciuta tra Lisbona e Londra, che crea pezzi one-of-a-kind ispirati alla sua infanzia in Africa occidentale. «I miei gioielli si chiamano "Legends of Africa" e "Sahara", perché ho fortemente voluto che esprimessero l'anima del mio Paese, sia nella forma sia nei materiali. Il mio obiettivo è diventare la prima designer africana tra i top jeweler del mondo, spinta da princìpi filantropici, sostenibili ed etici. E il mio marchio Vanleles, nato nel 2011, è pioniere di una nuova èra di lusso consapevole, tutto africano». Sarà forse già questa la generazione che Jack Ma, patron di Alibaba, nell'articolo che firma su The New York Times, definisce "the hungry dreamers"? Una nuova classe dirigente che sappia trasformare una criticità in opportunità, partendo direttamente dal cuore, dalla pancia della Africa stessa.

  • Gold chandelier earrings with diamonds and rubellite, Satta Matturi.

    Gold chandelier earrings with diamonds and rubellite, Satta Matturi.

  • Gold, diamonds and Gemfields sourced emeralds Dido Belle earrings, Legends of Africa, Vanleles.

    Gold, diamonds and Gemfields sourced emeralds Dido Belle earrings, Legends of Africa, Vanleles.

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