Luximpact: Questione di Feeling e di Circolarità

In soli due anni, Luximpact ha rilanciato tre "sleeping beauties", riportando in auge il fascino di antichi marchi made in France: Vever, Massin, Rouvenat


  • Fréderic de Narp

    Fréderic de Narp

Come si fa a rendere attraente agli occhi del consumatore di oggi un marchio antico, conosciuto solo da collezionisti e storici del gioiello? La risposta arriva da Luximpact, che in soli due anni ha rilanciato tre "sleeping beauties" made in France.

Partiamo dai fatti. Il boom che l'industria del lusso sta vivendo in questi ultimi anni ha portato alcune aziende della moda a sfidare il mercato acquistando e rilanciando marchi storici del calibro di Schiaparelli, Patou, Poiret, Carven, giusto per citarne alcuni, che però non sempre hanno avuto il successo sperato, soprattutto per le difficoltà legate alla commercializzazione di un'eredità importante, su una piazza super affollata di merce. Questa sorta di "shopping", fino a un paio di anni fa aveva lasciato in disparte la gioielleria (da ricordare solo l'acquisto nel 2015 di Suzanne Belperron da parte di Ward Landrigan, già direttore del dipartimento gioielleria di Sotheby's, ndr) finché la neonata luxury holding Luximpact, fondata da Fréderic de Naarp e Coralie de Fontanay, non ha deciso di entrare tra i big, sposando i valori di eternità e narrazione, come elemento determinante per creare emozioni in un gioiello. Da qui sono partite le operazioni di rilancio della Maison Vever, in joint-venture con la settima generazione della famiglia omonima, di Oscar Massin, storico "diamond reformer", conosciuto per aver montato il famoso Regent diamond da 140 carati sulla corona dell'Imperatrice francese Eugénie, e di Rouvenat, celebre nel XIX secolo per la delicatezza del design nell'impiego di pietre di colore. Ma qual è la chiave vincente per rilanciare tre realtà così antiche e sconosciute ai più, per fare breccia nel cuore e nelle tasche di potenziali acquirenti e in grado di competere con i big brand, che investono da sempre in riconoscibilità, design e artigianalità? De Narp ha dichiarato a BoF in una recente intervista: «Questi marchi hanno un quid unico, cui vogliamo dare nuova vita, ridefinendo i codici del settore nel nome della responsabilità e sostenibilità. E siamo sicuri che ci sia già una clientela pronta e interessata a riscoprire queste eredità del passato». Se Vever ha puntato il suo rilancio sulle smaltature Art Nouveau, le vendite one-to-one, un e-commerce per il bridal e ora su uno shop-inshop da Le Printemps a Parigi, concentrandosi soprattutto sul mercato francese, il rilancio di Massin ha seguito invece un'altra strada, grazie al supporto della terza partner di Luximpact, la designer Sandrine de Laage: collezioni in oro riciclato, lab-grown diamonds e distribuzione sul mercato americano (il primo marchio di lab-grown venduto da Saks NY e LA, in cui hanno investito anche Kate Hudson e Rachel Zoe), attivando anche una partnership con un fornitore di diamanti da laboratorio di Washington, Latitude Diamonds. Che direzione sostenibile prenderà invece l'ultimo arrivato Rouvenat? Anticipazioni raccolte dal Financial Times a luglio scorso, riportano che il marchio punterà tutto sulla circolarità, su pezzi vintage da rivisitare e sta già invitando i potenziali clienti a riprendere pietre e monili dalle casseforti, per essere ripensati con un nuovo design Rouvenat.

  • Coralie de Fontenay

    Coralie de Fontenay

  • Sandrine de Laage

    Sandrine de Laage

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