I Brand Ambasciatori dell’Era del Valore
Dalla potenza della natura al valore delle tradizioni popolari, passando per la tradizione artigianale e uno sguardo riformista. I brand Joule Project, APOA, Anicet e Maria Nilsdotter incarnano la nuova attitudine di una generazione di designer emergenti
In un recente insight sul mondo del lusso, l’agenzia di consulenza londinese Matter of Form ha definito l’epoca attuale come The Value Era. Il concetto di status è progressivamente cambiato, evolvendosi da ciò che possediamo a ciò che valorizziamo, sia individualmente che socialmente. Riaffermare chi siamo (o chi desideriamo essere) ed esprimerci liberamente è diventato un atto di radicamento. Questo shift sta riscrivendo il codice della nostra identità, ridefinendo la percezione che abbiamo di noi stessi e degli altri e cambiando i parametri delle nostre scelte.
Un cambiamento che si riflette nel mondo della gioielleria, animato da una nuova ondata di giovani designer, interessati alla creazione di gioielli che possano rispecchiare i sentimenti e i desideri della generazione a cui appartengono. Il loro lavoro plasma orizzonti estetici inediti, in cui convivono talento artigianale, gusto contemporaneo e una sensibilità acuta per le culture popolari e la storia. La preziosità di un accessorio si trasforma così in un veicolo di narrazione e connessione emotiva, fungendo da ponte indissolubile tra passato, presente e futuro.
Raluca Leafu è founder e creative director di Joule Project, marchio lanciato nel 2020 che ci offre un esempio concreto di questo approccio. Attratta da tutte le forme di energia, che si tratti di azioni umane o della forza geotermica proveniente dalle profondità della Terra – da qui il nome del brand –, Leafu crede che ogni gioiello sia il frutto di una scintilla creativa, una pietra o un’emozione, in grado di rendere tangibile un momento, un’identità o di raccontare una storia significativa. «Siamo tutti pura energia, che ci attrae l'uno verso l'altro. È così che è nata l’idea del marchio», spiega. «I gioielli parlano; si tratta di una forma di comunicazione non scritta. Portano con sé un prezioso valore emotivo che va oltre l’estetica. La mia parte preferita del processo creativo è la storia racchiusa in ogni pietra. Il fatto che le persone possano portare con sé un’energia potente radicata nelle profondità della terra mi affascina e mi ispira».
L’estetica unica di JP si caratterizza per un dinamismo primitivo, visibile nel contrasto tra metalli preziosi come l’oro 14 carati e l’argento sterling 925, e nelle tecniche di intaglio che evocano le crepe sismiche e le faglie della crosta terrestre. Ogni creazione prende vita dalla lavorazione artigianale effettuata nel laboratorio del brand a Bucarest. Sostenere gli artigiani locali è, infatti, parte della mission di Joule Project che, proprio attraverso la fusione di tecniche ancestrali con un design moderno, conferisce a ogni pezzo un linguaggio unico e potente. Una forza manifestata soprattutto nell’ultima collezione Passport, composta da una serie di anelli ispirati alle città di New York, Parigi e Londra, ognuna delle quali rappresenta un faro di energia, con il proprio ritmo, carattere e un mix culturale straordinario.
Un simile sguardo, profondamente connesso con la natura e radicato nelle origini culturali ma completamente aperto al mondo, sembra essere il comune denominatore tra i jeweler emergenti che cercano di valorizzare le proprie creazioni in modo intrinseco. Ce ne dà prova anche APOA (A Piece of Art), fondato nel 2023 nel cuore pulsante di Riyadh, in Arabia Saudita, da Noura, Sara e Mashael con l’intento ambizioso di fondere l’eredità culturale saudita a un’estetica universale.
Per APOA, i gioielli sono un mezzo per esprimere identità e connessioni transculturali; dichiarazioni visive intrise di tradizione e modernità. Le forme organiche e le curve sensuali dei gioielli riflettono i colori, i volumi e le texture del mondo naturale, mentre il loro design innovativo non dimentica mai le radici e le tradizioni che lo hanno plasmato. «Vogliamo che i nostri pezzi siano piccole sculture indossabili ricercate da tutti. APOA, con il suo forte DNA saudita, parla a un pubblico globale. Il nostro tributo alla tradizione della raccolta delle perle è al centro della prima collezione, mettendo in luce le nostre radici arabe. La diversità del nostro mondo si riflette in ogni creazione, realizzata con grande consapevolezza. L'ispirazione arriva in forme dirette e indirette, dalla natura e dai paesaggi architettonici locali fino alle galassie nello spazio. La nostra ricerca e i nostri interessi sono illimitati nella creazione delle collezioni, presenti e future».
Dare spessore al passato è anche l’intento di Elia Pradel che ha fondato Anicet nel 2020. Elia scova tesori che risalgono agli anni '20 fino agli anni 2000 e li smonta, ricostruisce, per creare gioielli unisex singolari. Ogni pezzo, lavorato nel suo studio all'interno dell'incubatore parigino Bureau de la Mode, du Design et des Métiers d'Arts, viene pulito, lucidato, limato, fuso, saldato e galvanizzato per rinascere in una nuova forma. Le creazioni sono ispirate dalle strutture ritmiche della sua cultura creola: in questo modo la designer rinnova e intreccia i legami tra storia, tradizione e contemporaneità. «Anicet non si limita a creare gioielli», afferma Pradel, «ma cerca di tessere un filo invisibile tra le competenze artigianali e la creatività del nostro tempo».
Fondato a Stoccolma nel 2007, il marchio omonimo di Maria Nilsdotter rappresenta un’ulteriore espressione di eredità moderna. Con una visione che trascende generazioni e tendenze, Nilsdotter punta a raccontare storie attraverso una fine jewelry che incarna un universo oscuro e al contempo luminoso, ispirato alla malinconia della natura nordica e alla mitologia popolare. Le sue creazioni narrano di creature affascinanti, incantesimi gotici e colpi di scena, creando una miscela unica di mistero ed eleganza.
Un cambiamento che si riflette nel mondo della gioielleria, animato da una nuova ondata di giovani designer, interessati alla creazione di gioielli che possano rispecchiare i sentimenti e i desideri della generazione a cui appartengono. Il loro lavoro plasma orizzonti estetici inediti, in cui convivono talento artigianale, gusto contemporaneo e una sensibilità acuta per le culture popolari e la storia. La preziosità di un accessorio si trasforma così in un veicolo di narrazione e connessione emotiva, fungendo da ponte indissolubile tra passato, presente e futuro.
Raluca Leafu è founder e creative director di Joule Project, marchio lanciato nel 2020 che ci offre un esempio concreto di questo approccio. Attratta da tutte le forme di energia, che si tratti di azioni umane o della forza geotermica proveniente dalle profondità della Terra – da qui il nome del brand –, Leafu crede che ogni gioiello sia il frutto di una scintilla creativa, una pietra o un’emozione, in grado di rendere tangibile un momento, un’identità o di raccontare una storia significativa. «Siamo tutti pura energia, che ci attrae l'uno verso l'altro. È così che è nata l’idea del marchio», spiega. «I gioielli parlano; si tratta di una forma di comunicazione non scritta. Portano con sé un prezioso valore emotivo che va oltre l’estetica. La mia parte preferita del processo creativo è la storia racchiusa in ogni pietra. Il fatto che le persone possano portare con sé un’energia potente radicata nelle profondità della terra mi affascina e mi ispira».
L’estetica unica di JP si caratterizza per un dinamismo primitivo, visibile nel contrasto tra metalli preziosi come l’oro 14 carati e l’argento sterling 925, e nelle tecniche di intaglio che evocano le crepe sismiche e le faglie della crosta terrestre. Ogni creazione prende vita dalla lavorazione artigianale effettuata nel laboratorio del brand a Bucarest. Sostenere gli artigiani locali è, infatti, parte della mission di Joule Project che, proprio attraverso la fusione di tecniche ancestrali con un design moderno, conferisce a ogni pezzo un linguaggio unico e potente. Una forza manifestata soprattutto nell’ultima collezione Passport, composta da una serie di anelli ispirati alle città di New York, Parigi e Londra, ognuna delle quali rappresenta un faro di energia, con il proprio ritmo, carattere e un mix culturale straordinario.
Un simile sguardo, profondamente connesso con la natura e radicato nelle origini culturali ma completamente aperto al mondo, sembra essere il comune denominatore tra i jeweler emergenti che cercano di valorizzare le proprie creazioni in modo intrinseco. Ce ne dà prova anche APOA (A Piece of Art), fondato nel 2023 nel cuore pulsante di Riyadh, in Arabia Saudita, da Noura, Sara e Mashael con l’intento ambizioso di fondere l’eredità culturale saudita a un’estetica universale.
Per APOA, i gioielli sono un mezzo per esprimere identità e connessioni transculturali; dichiarazioni visive intrise di tradizione e modernità. Le forme organiche e le curve sensuali dei gioielli riflettono i colori, i volumi e le texture del mondo naturale, mentre il loro design innovativo non dimentica mai le radici e le tradizioni che lo hanno plasmato. «Vogliamo che i nostri pezzi siano piccole sculture indossabili ricercate da tutti. APOA, con il suo forte DNA saudita, parla a un pubblico globale. Il nostro tributo alla tradizione della raccolta delle perle è al centro della prima collezione, mettendo in luce le nostre radici arabe. La diversità del nostro mondo si riflette in ogni creazione, realizzata con grande consapevolezza. L'ispirazione arriva in forme dirette e indirette, dalla natura e dai paesaggi architettonici locali fino alle galassie nello spazio. La nostra ricerca e i nostri interessi sono illimitati nella creazione delle collezioni, presenti e future».
Dare spessore al passato è anche l’intento di Elia Pradel che ha fondato Anicet nel 2020. Elia scova tesori che risalgono agli anni '20 fino agli anni 2000 e li smonta, ricostruisce, per creare gioielli unisex singolari. Ogni pezzo, lavorato nel suo studio all'interno dell'incubatore parigino Bureau de la Mode, du Design et des Métiers d'Arts, viene pulito, lucidato, limato, fuso, saldato e galvanizzato per rinascere in una nuova forma. Le creazioni sono ispirate dalle strutture ritmiche della sua cultura creola: in questo modo la designer rinnova e intreccia i legami tra storia, tradizione e contemporaneità. «Anicet non si limita a creare gioielli», afferma Pradel, «ma cerca di tessere un filo invisibile tra le competenze artigianali e la creatività del nostro tempo».
Fondato a Stoccolma nel 2007, il marchio omonimo di Maria Nilsdotter rappresenta un’ulteriore espressione di eredità moderna. Con una visione che trascende generazioni e tendenze, Nilsdotter punta a raccontare storie attraverso una fine jewelry che incarna un universo oscuro e al contempo luminoso, ispirato alla malinconia della natura nordica e alla mitologia popolare. Le sue creazioni narrano di creature affascinanti, incantesimi gotici e colpi di scena, creando una miscela unica di mistero ed eleganza.