I Codici del Volto nella Gioielleria

Dal Medio Oriente all'Africa, passando per India, Tibet e Bhutan, il mondo dei piercing facciali, come septum, narice o labret, ha raggiunto l'Occidente, imponendosi come segno di distinzione e di appartenenza


Sempre meno ci lasciamo stupire dai septum, nostril, labret, piercing a viso e corpo che vediamo sulle passerelle di Givenchy, Balmain, Gucci, e nelle piazze metropolitane di New York, Londra e Milano. È la rivincita del facial jewel. Un appassionato di questi ornamenti di modificazione corporea è Riccardo Tisci che per Givenchy ha percorso l’estetica dei septum fin dall'autunno 2015 con piercing che si sono ripetuti esponenzialmente, fino a sfociare, nella primavera del 2016 a New York, in un look goth-tribale composto da perle, pizzi e gioielli. Le varie decorazioni del volto e del corpo sono legate a tradizioni ancestrali e a credo animisti perpetuati nel tempo dai popoli, ma oggi diventano sintesi dello stato d’essere con cui ci manifestiamo alla società. Queste inusuali decorazioni rivelano il bisogno contemporaneo di riappropriarsi della nostra narrazione personale. La propensione a esibirli manifesta anche il desiderio di recuperare gesti ancestrali e un’identità d’appartenenza smarrita. La perforazione della narice era comune tra le tribù nomadi del Medio Oriente fin dall'antichità, oltre che tra le donne dell'area himalayana del Nord dell'India, del Nepal, del Tibet e del Bhutan, per manifestare il loro status sociale di donne sposate, proprio come avviene con la nostra “fede”. Presso alcune etnie africane, come i Toposa del Sud Sudan o i Nyangatom della Valle dell’Omo in Etiopia, la scarificazione (cicatrici ottenute inserendo sotto pelle sostanze che ne evidenziano il volume) coincideva con i riti iniziatici del passaggio dall’infanzia all’età adulta. Ogni etnia aveva i propri simboli per modificare l’aspetto in modo permanente e per proteggersi da demoni e spiriti maligni. Le donne esibivano imponenti scarificazioni sul ventre, che ne costituivano anche l’attrazione sessuale.

Facial3Miss Nepal 2016 Tenisa Rana during the annual celebrations of Nepali Culture in London, UK, on 28 August 2016. Photo @Alamy/IPA.

La scarificazione, i tatuaggi e i diversi inserimenti di oggetti nella pelle, precursori dei nostri piercing, erano considerati indicatore di posizione sociale, di rango, atti a rendere esplicite le informazioni su ogni individuo e a distinguere i ruoli dei vari membri all'interno dell’etnia, allo scopo di regolarne i rapporti sia durante le cerimonie rituali, quanto nelle diverse attività quotidiane. Nelle società tribali, l’oggetto sorprendente e simbolico inserito nel corpo rispondeva quindi all’ancestrale bisogno di identificarsi col gruppo, segno particolare di riconoscimento per distinguersi dagli altri. Anche nelle società contemporanee, tra gli anni ’70 e ’80, chi aderiva alle correnti di pensiero punk, rocker e goth, adottò il piercing al setto nasale come manifesto ideologico proprio per l’accezione semantica, quale simbolo di sfida e di ribellione contro i valori conservatori e come affermazione di indipendenza nelle scelte personali. Piercing del viso e del corpo, così come i tatuaggi, erano elemento distintivo delle cosiddette “sottoculture devianti o sovversive”, e le sperimentazioni estreme della modificazione del corpo una pratica così diffusa che in alcuni ambienti venne considerato un movimento. Quest’ultime sono state ampiamente documentate nella pubblicazione del 1989 “Modern Primitives”, considerata la “Bibbia del corpo per i movimenti underground”. Quei “primitivi moderni” erano coloro che partecipavano a “riti contemporanei” che includevano proprio face piercing, scarificazioni e marcature permanenti. Nel passaggio dal moderno al postmoderno, i facial jewels hanno perso la loro valenza rituale e sono stati reinterpretati come metodica di identificazione dell’individuo perché producono in un colpo solo identità e differenza, mettendo in discussione gli abituali canoni di giudizio estetico e i rigidi modelli di perfezione. In un'era di eccesso dell’individualismo, i segni e le modifiche non sono visti come un tratto di comportamento anomalo ma come espressione di gusto personale, priva di bagaglio storico o culturale. Tutti i gioielli, anche quelli a decoro del viso, sono tra gli oggetti simbolici più potenti perché definiscono la nostra immagine pubblica, riuscendo a condensare molteplici strati di significato e comunicando al mondo chi è la persona che li indossa.


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