Livia Firth: I Miei Diamanti Del Botswana

Livia Firth, co-fondatrice e direttrice creativa di Eco-Age, e il regista Andrew Morgan, insieme per il terzo documentario di Fashionscapes. Un'indagine sul valore che l'industria dei diamanti ha su ambiente e comunità locali


Nel 2015, il documentario The True Cost - Il Vero Costo - è stato nominato da The Hollywood Reporter fra i dieci docu-film più influenti dell'ultimo decennio. Da una parte, dietro la macchina da presa, il giovane Andrew Morgan, che aveva messo a disposizione del progetto tutto il suo spirito d'inchiesta, per indagare sul reale costo umano prodotto dall'industria moda. Dall'altra, tra i produttori dell'iniziativa, Livia Firth, già co-fondatrice e direttrice creativa di Eco-Age. Se cinque anni fa la domanda nonché leit-motif del documentario è stata "chi paga il prezzo più alto degli abiti che indossiamo?", in questa nuova avventura documentaristica, “Diamonds in Botswana” (terzo film della serie Fashionscapes, ndr.), Andrew e Livia esplorano un'industria storicamente controversa, quella dei diamanti, per capire l'impatto che genera sulle comunità e sull'ambiente circostante. «Una delle cose più straordinarie che ho vissuto in Botswana», ci racconta Andrew Morgan, «è stato constatare l'impegno a lungo termine assunto dalle società che operano in loco, che investono e puntano sulle persone e sulle comunità coinvolte nell'attività di miniera. Per tanto tempo l'estrazione mineraria è stata sinonimo di sfruttamento nei confronti di Paesi più poveri. In Botswana, al contrario, la concezione del lavoro nelle miniere diamantifere aggiunge sempre maggiore valore all'intera nazione. Una ricchezza fondamentale per il Paese, che non rimane vincolata all'industria dei diamanti, ma contribuisce al suo sviluppo anche in altri ambiti». Con queste premesse il Botswana potrebbe guidare la nuova generazione di diamond stakeholder in Africa? «Speriamo di sì», aggiunge Livia Firth. «Il Paese ha mostrato una vera leadership, aiutato anche dal fatto che i diamanti sono stati scoperti lì poco dopo aver ottenuto l'indipendenza. Inoltre, governo e imprese hanno sempre lavorato in partnership per mostrare il valore dell'intera catena produttiva. Penso che il Botswana dovrebbe essere preso come modello da qualsiasi azienda che produce in Paesi in via di sviluppo. Per me, tutto ciò è stato una vera rivelazione. Quando sono arrivata in Botswana, non avevo idea di cosa avrei potuto trovare. In Bangladesh, per esempio, il fast fashion non possiede fabbriche. Produce impiegando gente del luogo, ordina, scappa con il migliore affare, ma non genera ricchezza. In Botswana invece, le compagnie diamantifere, come la canadese Lucara Diamond, costruiscono infrastrutture, impiegano centinaia di persone, le educano, danno loro opportunità e lasciano al Paese molto del valore generato dalle loro miniere», conclude Livia Firth. «Non è quindi sempre una questione di profitti», chiosa Andrew Morgan. «La verità è che con un'organizzazione ottimale degli affari, possono beneficiarne tante persone e a livelli diversi. E questo dovrebbe essere il nostro standard di riferimento per il successo futuro».

Please see the full length film below: https://eco-age.com/fashionscapes


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